Ora gli stabilimenti Fedrigoni sono tutti "a stelle e strisce"
Il gruppo industriale cartario ha completato la vendita dei suoi immobili in Italia, Spagna e Germania al fondo della società statunitense W. P. Carey. Un'operazione finanziaria da 280 milioni di euro per 16 siti produttivi, tra i quali quelli trentini di Varone di Riva, Arco e Scurelle. I sindacati: «Serve un piano produttivo»
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RIVA DEL GARDA. Ora è ufficiale e definitivo: i quattro stabilimenti trentini del Gruppo Fedrigoni vestiranno a "stelle e strisce". Il gruppo cartaio ha completato in questi giorni la vendita dei suoi immobili in Italia, Spagna e Germania al fondo Italian Industrial Real Estate di «Savills Investment Management», di cui l'unico investitore è la società statunitense W.P. Carey, realtà quotata a Wall Street e fondo immobiliare specializzato in vendite con patto di locazione. Un'operazione finanziaria da 280 milioni di euro per 16 siti produttivi targati Fedrigoni, tra i quali anche quelli trentini di Varone di Riva, Arco (compresa Arconvert) e Scurelle, in Valsugana.
Dei 16 siti produttivi passati sotto il controllo statunitense, 12 si trovano in Italia, il resto tra Spagna e Germania.
La prima tranche dell'operazione era stata versata a dicembre, nelle scorse ore è stata saldata anche la seconda (136 milioni di euro) che ha di fatto completato l'operazione. In una nota dell'azienda l'amministrazione delegato del Gruppo Fedrigoni Marco Nespolo ha ribadito che «si tratta di un'operazione puramente finanziaria, finalizzata a generare liquidità e a liberare le risorse necessarie per continuare a investire in innovazione, sviluppo di nuovi prodotti, acquisizioni e transizione energetica.
La cessione del patrimonio immobiliare prevede la sottoscrizione di contratti di affitto per le stesse strutture a 20-30 anni, a conferma della nostra intenzione di continuare a lungo la produzione in questi territori». Operazione finanziaria che genera liquidità importante per il gruppo quindi ma che innesca comunque qualche motivo di preoccupazione per i lavoratori rispetto alle prospettive future. Preoccupazioni che già nei mesi scorsi sia l'azienda che l'assessore provinciale Achille Spinelli avevano cercato di fugare ma rispetto alle quali oggi le sigle sindacali tornano a chiedere garanzie precise. Possibilmente, e ancora meglio, messe nero su bianco.
«Queste operazioni portano liquidità ma non hanno un valore produttivo - sottolinea Alan Tancredi, Uilcom Uil - Bene, ma vogliamo capire gli annunciati investimenti dove verranno fatti per la tranquillità dei lavoratori. Per questo ritengo opportuno che il Gruppo ci presenti al più presto un piano industriale di investimenti».
«Le garanzie al momento sono solo verbali - aggiunge Lorenzo Pomini, Fistel Cisl - ma l'azienda ha ribadito che non c'è assolutamente nessuna volontà di smantellare. Dopodiché vedremo di capirne di più nell'incontro con l'ad Nespolo il prossimo 20 marzo».