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La presidente trentina di Federauto: “Incentivi per l’elettrico tutti alle società di noleggio, non ai cittadini”

L'obiettivo teorico era quello di spingere il rinnovo del parco auto, mettendo sul piatto contributi fino a 13.750 euro per chi ha reddito Isee sotto i 30mila euro e rottama un'auto fino alla classe Euro3. Camilla Girardi: “A parte che chi ha redditi bassi difficilmente può spendere certe cifre per comperare un'auto, la verità è che questi incentivi sono stati "bruciati" dalle grandi compagnie”

di Daniele Battistel

TRENTO. «Incentivi finiti nelle mani delle società di noleggio, non certo nelle tasche dei cittadini». Per Camilla Girardi, presidente trentina di Federauto, l'associazione dei concessionari di automobili aderente a Confcommercio, la manovra del governo per incentivare l'acquisto ai auto elettriche (o comunque non inquinanti) si sta rivelando un buco nell'acqua. Lunedì 3 giugno alle 10 il portale del Ministero dei Trasporti ha aperto l'opportunità di prenotare gli sgravi per l'acquisto di auto e moto a basse emissioni. Sul piatto un miliardo di euro.

La manovra.

L'obiettivo teorico era quello di spingere il rinnovo del parco auto, mettendo sul piatto contributi fino a 13.750 euro per chi ha reddito Isee sotto i 30mila euro e rottama un'auto fino alla classe Euro3. «A parte che chi ha redditi bassi difficilmente può spendere certe cifre per comperare un'auto - spiega Girardi - la verità è che questi incentivi sono stati "bruciati" dalle grandi compagnie di noleggio e leasing».

Nelle prima giornata di apertura delle prenotazioni, sono stati accaparrati tutti i contributi disponibili per i veicoli con emissioni fino a 20 grammi per chilometro, in pratica i mezzi puramente elettrici. In totale 200 milioni. E di queste prenotazioni una buona fetta (anche se al momento non è quantificabile con precisione) viene dal Trentino, o meglio dalle società di noleggio che hanno sede nella nostra provincia per sfruttare i vantaggi della bassa aliquota Ipt (imposta di trascrizione).

A livello nazionale sui 125 milioni riservati alla seconda classe (21-60 di emissione, in pratica i mezzi ibridi e plug in), ne sono stati consumati poco più di 5, mentre per la classe 61-135 (i normali Euro 6 benzina e turbodiesel) sono stati prenotati una sessantina di milioni sui 276 disponibili. «E anche su questi - sostiene Girardi - si tufferanno le compagnie di leasing quando avranno finito gli incentivi per l'elettrico».

La situazione attuale.

Gli ultimi dati disponibili a livello provinciale, raccolti l'anno scorso, dicono che sui 474mila veicoli circolanti in Trentino ci sono circa 145mila Euro 6, 87mila Euro 5, 99mila Euro 4, a scendere. I mezzi elettrici sono appena 3.242, di cui 2.713 autovetture, 300 motocicli e 142 autocarri. «Appena il 4 per cento delle vetture immatricolate in Italia» precisa Girardi. La quale spiega che, dopo un iniziale interesse nel post Covid, ora il settore è in calo.

«In questi sei mesi praticamente fermo - spiega -. E del resto non poteva che essere così: tutti attendevano il decreto prima di muoversi. Ora ci sarà la corsa all'acquisto da parte delle società di noleggio, ma a fine anno saremo da capo. Un mercato dunque falsato». «Crediamo - continua - che serva una progettualità di almeno 5 anni per permettere effettivamente un rinnovo serio del parco auto che possa agevolare tutti i privati, anche modificando la fiscalità in modo che le Partite Iva e le aziende siano incentivate a rinnovare le loro flotte e a mettere sul mercato dell'usato mezzi freschi e ancora appetibili».

Un dato interessate sul Trentino riguarda le pratiche svolte dall'Apiae (l'agenzia della Provincia per l'incentivazione delle attività economiche) peri contributi a chi acquista auto elettriche (sotto i 35mila euro di costo del nuovo e rottamazione del vecchio): 180 nel 2022, 140 nel 2023 e solo una trentina nei primi 4 mesi di quest'anno.

«Del resto, come la logica vuole che la casa si costruisca partendo dalle fondamenta per arrivare al tetto, così per realizzare una vera mobilità elettrica bisognerebbe partire dalle infrastrutture come la rete delle ricariche».

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