Cooperazione / L’idea

Un corso di cucito in Marocco, per le ragazze in difficoltà: l'appello di Davide Menguzzato

Il trentino, dopo gli studi in Olanda, si è appassionato alla terra dell’Atlante: «Ci mancano gli ultimi duemila euro per dare il via al progetto solidale»

di Paolo Fisichella

TRENTO. Un corso di cucito per supportare quaranta ragazze in difficoltà e sviluppare l'imprenditoria sociale in Marocco. Questo il cuore del primo progetto dell'organizzazione olandese Zwina Foundation (dall'arabo "bellezza") nata dall'idea del trentino Davide Menguzzato e della spagnola Isabel Sánchez Rotllán, con il supporto amministrativo di Saf Bens.

Uniti nell'impegno per la cooperazione internazionale Menguzzato e Rottlán avvieranno ad ottobre a Talat'N Mimoun, un piccolo villaggio nella regione di Marrakesh devastata dal terremoto di due anni fa, un'iniziativa volta nel piccolo ad aiutare l'imprenditoria femminile del territorio, ma più in grande a pensare anche ad un modello alternativo alla tipica produzione di massa.

«Dopo gli studi in Olanda - spiega Menguzzato - ho avuto la possibilità di spostarmi più volte in Marocco dove mi sono appassionato al mondo dell'artigianato, in particolare del settore tessile. Mi sono reso conto che ci sono diversi problemi ma anche tante opportunità. Insieme a Isabel abbiamo pensato di utilizzare quella straordinaria capacità della regione di sviluppare il tessuto per indirizzarla in maniera diversa dal semplice esportare fabbriche europee sul territorio. La visione è quella di fare di questa iniziativa un progetto pilota per sviluppare le competenze del territorio e fare del Marocco un paese leader nel mondo della moda etica, con prodotti artigianali di qualità».

Dal punto di vista pratico il progetto, grazie all'aiuto della realtà marocchina High Atlas Foundation, coinvolgerà per un periodo di tre mesi 40 ragazze disoccupate tra i 18 e i 30 anni in un corso tenuto da due studenti meritevoli di un'università di moda del territorio: «Il Marocco - spiega ancora Menguzzato - è molto avanzato tra i paesi in via di sviluppo ma al contempo è anche tra gli ultimi nella sfera dell'occupazione femminile. Molte delle ragazze coinvolte nel progetto hanno abbandonato la scuola tra i 13 e i 15 anni e sono a casa a tenere i bambini senza le capacità o la possibilità di svolgere alcun lavoro. Grazie alla nostra fondazione vogliamo insegnare loro le basi del cucito ma anche a costruire una cooperativa, a vendere al mercato di Marrakesh o di altri villaggi per diventare imprenditrici. Insomma ad entrare in un meccanismo di imprenditoria sociale».

Il progetto dal valore complessivo di 15.000mila euro è finanziato, oltre al supporto di High Atlas foundation, grazie alle donazioni della fondazione trentina Ragione Sociale, prima a credere nel progetto, e di una fondazione olandese connessa all'Università di scienze applicate dell'Aia.

A mancare all'appello ancora gli ultimi 2mila euro che la fondazione sta cercando attraverso un'ultima raccolta fondi con già 35 sostenitori e a cui è possibile aderire attraverso i profili social della fondazione.

Un progetto insomma che mira a cambiare il mondo dell'imprenditoria sociale ma anche a ripensare ad una nuova solidarietà: «Vorrei raccontare questo progetto in modo diverso per fare in modo che anche le nuove generazioni riescano a capire e avvicinarsi al mondo della filantropia - conclude Menguzzato - Abbracciare questo mondo significa rendersi conto delle potenzialità che ognuno di noi ha, anche partendo da zero. Credo che sia importante che la filantropia non sia solo di dominio di poche associazioni che hanno sviluppato nel tempo la loro credibilità. Vorrei che questo progetto metta in moto una solidarietà nella nostra generazione. Possiamo avere un impatto se siamo tutti insieme».

Tanta infine l'emozione: «Dare vita a un progetto del genere solo sette mesi fa mi sembrava impossibile - conclude Menguzzato - l'entusiasmo è davvero tanto!».


 

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