«In arrivo una stangata sulle bollette»: previsti aumenti tra i 300 e i 500 euro in un anno
Se i conti da incubo del 2022 sembravano alle spalle, dopo un 2023 e soprattutto un 2024 all'insegna della "normalizzazione", ci attende ora una nuova impennata, come conferma Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, società di ricerca sull'energia e l'ambiente fondata nel 2006
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TRENTO. L'Epifania con le feste anche un po' di bei soldi si porterà via: con l'inizio del 2025 consumatori e imprese sono attesi da una nuova stangata per luce e gas. La stima, tutt'altro che incoraggiante, è di un aumento delle bollette, spalmato sui prossimi dodici mesi, che oscillerà tra i 3 e i 500 euro. Se i conti da incubo del 2022 sembravano alle spalle, dopo un 2023 e soprattutto un 2024 all'insegna della "normalizzazione", ci attende ora una nuova impennata, come conferma Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, società di ricerca sull'energia e l'ambiente fondata nel 2006.
Tabarelli, di fronte al fatto compiuto, quello che tutti si chiedono è quale sia la causa degli aumenti.«Siamo sempre lì, a dover guardare a Oriente. Dobbiamo immaginare lo scenario della guerra tra Russia e Ucraina come una sorta di terremoto, per quel che riguarda le ripercussioni sui prezzi, soprattutto quelli del gas e dunque dei costi di energia e riscaldamento».
Una nuova scossa dopo mesi tutto sommato di quiete, dunque?
«Potremmo definirla una scossa di assestamento, bella tosta. Quella catastrofica è stata nel 2021, con gli effetti che tutti conosciamo. E che ha lasciato effetti che continuiamo a scontare, come appunto quelli che porterà agli aumenti dei prossimi mesi».
Gli scenari non sono incoraggianti: ci attendono chissà quante scosse ancora?
«A dirla tutta sono decenni che l'Europa vive con questa spada di Damocle. Fin dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica, con la creazione della Comunità degli Stati Indipendenti, le tensioni tra Russia e Ucraina hanno iniziato a ruotare sul gas, quello destinato all'Europa. Parliamo del 1992 e già da allora Kiev rivendicava la proprietà del gas che transitava sul suo territorio, proveniente dalla Russia».
Quel che a un primo sguardo superficiale appare incredibile è come in più di trent'anni non sia stata valutata una soluzione, un'alternativa.
«Il motivo è semplice: sostituire il 40% del gas, quello che l'Europa riceve dalla Russia, è tutt'altro che semplice. Lo sa Mosca e lo sanno i mercati».
I mercati, appunto, altra variabile: quanto pesa l'aspetto speculativo - oltre ai fattori strutturali - sugli aumenti dei prezzi?
«Ha il suo bel peso, senza dubbio, soprattutto nei mesi invernali in cui la dipendenza dal gas è più forte. Il problema è che tutto il sistema è "tirato" e basta poco per dare il là ad oscillazioni di prezzo anche decise. Il tutto in contesto in cui, in Italia, i consumatori non possono più contare sugli aiuti che erano stati introdotti per fronteggiare l'emergenza prezzi del 2022. Aiuti e misure che peraltro abbiamo pagato, facendo debito e vedendolo crescere del 7%. Proseguire su quella strada sarebbe stato insomma insostenibile».
Per il futuro dobbiamo attenderci altre scosse o siamo vicini all'uscita dal tunnel?
«Fare previsioni è sempre arduo, date le tante variabili: geopolitiche, meteo (inverni più o meno freddi fanno la differenza sulla domanda è dunque anche sull'offerta), ma in teoria questa dovrebbe essere l'ultima scossa decisa, per chiudere sempre con la metafora sismica».