Caseifici / Stalle

Formaggi trentini, quali strategie in caso di divorzio fra Latte Trento e Concast? La fusione con Rumo rimescola le carte

Lo studio privato dei consulenti, le scelte divergenti: buttarsi sui prodotti freschi (che «tirano») o tener duro sul Trentingrana? «Sbagliato inseguire le mode»

TRENTO. Andare avanti con la produzione di Trentingrana, visto anche che la fase congiunturale di mercato sta volgendo verso il bello, per non perdere quote di mercato. Investire nell'ammodernamento delle stalle. Trovare un nuovo equilibrio economico per il Concast anche nel caso di abbandono di Latte Trento.

Emerge qualche dettaglio ulteriore del mai finora divulgato studio di Gabrielli & Partners sul futuro della filiera lattiero-casearia del Trentino. Un report che però, alla luce, della decisione dell'altro giorno del consiglio di amministrazione del Caseificio di Rumo che ha votato per la fusione in Latte Trento appare già vecchio. O quanto meno da rivedere.

Spiega Renzo Marchesi, ex presidente di Concast Trentingrana e socio del Caseificio di Rumo: «Per noi la fusione con Trento è una necessità - afferma - anche perché non mi pare che nel Concast ci sia intenzione di rivedere le posizioni».

Il caseificio noneso raccoglie circa 30mila quintali di latte all'anno dalla quarantina di soci conferitori. «Essendo calata la produzione, per noi c'è un problema di aumento di costi. La fusione con Trento ci permetterà inoltre di dare maggiore redditività ai soci».

L'accordo di fusione - che dovrà essere votato dalle due assemblee di base - porterà ad un incremento del valore del latte per i soci di Rumo. Si prevede infatti di parificare il trattamento economico garantito attualmente ai conferitori di Latte Trento, ovvero attorno ai 52 centesimi di media al litro di latte: per Rumo significa un balzo di 12 centesimi subito, e di altri 6 dall'estate. Una remunerazione che potrebbe far gola a molti, Fondo in primis, che - vista la vicinanza anche geografica con Rumo - potrebbe a breve decidere di accodarsi.

Latte Trento può permettersi di remunerare di più i soci perché il mercato dei prodotti "freschi" (latte, yogurt, formaggi molli) è in continua espansione, mentre quello del grana continua a restringersi. Da qui la considerazione che ormai la rottura tra Concast e Latte Trento (con Rumo e magari altri caseifici) sembra ormai difficile da ricomporre visto che stanno emergendo strategie e target diametralmente opposti con la cooperativa del capoluogo sempre più orientata sul fresco.

Una situazione oggettiva che è emersa anche dall'analisi Gabrielli, ma che lo studio - e la stessa Federazione della Cooperazione - provano a leggere in maniera diversa. Ovvero che è sbagliato in questo momento andare dietro alle "mode" a discapito delle quote di mercato conquistate negli anni dal Trentingrana. L'obiettivo - come emerge dalle decisioni prese dall'ultimo cda deve essere quello di recuperare redditività anche sul "prodotto" top a lunga stagionatura con nuove referenze e azioni di marketing. Ma non solo. Bisogna fare investimenti anche nella modernizzazione delle stalle.

E qui entra in campo la Provincia che al tavolo della zootecnia dello scorso dicembre ha promosso una serie di percorsi per il rilancio della filiera. Mettendo sul piatto anche sostegni economici come l'accordo firmato da Cassa Centrale Banca e da Cooperfidi petr sostenere le imprese che efficientano il processo produttivo, predispongono piani di ricambio generazionale ristrutturano posizioni debitorie pregresse.