L'importanza del testamento: preti, medici e notari al capezzale degli appestati

di Gigi Zoppello

Durante le epidemie e le pestilenze, grande importanza veniva data all'estremo addio: il moribondo voleva la benedizione per assicurarsi la Vita Eterna, ed i benestanti dovevano fare testamento. Per questo la categoria dei notai aveva molto lavoro; anche se, come ci raccontano i cronisti del Trecento e del Cinquecento trentino, spesso sia i preti che i notai si rifiutavano di andare al capezzale del malato. Così spesso le ultime volontà venivano raccolte dall'orto, o comunque da fuori della finestra. E comunque vi era penuria di queste figure, perché il morbo decimava sia gli uni che gli altri. Come nella peste del Seicento, quando i frati del convento di Arco dovettero sopperire alla mancanza del clero, poiché molti preti si erano dati alla fuga in montagna, e degli altri "tutti se non uno vecchio assai" (come racconta il cronista francescano padre Gnesotti) erano deceduti. Queste ed altre storie del Trentino antico ve le raccontiamo nella quindicesima puntata del nostro podcast "Libera Nos", un racconto audio di 7 minuti che potete ascoltare o scaricare.

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