Zucchero, 'vi svelo Adelmo e perché ama il blues'
(ANSA) - ROMA, 21 OTT - Ha cantato con Pavarotti, Sting, Clapton, Paul Young, Brian May, Ray Charles, Miles Davis, Joe Cocker, Jeff Beck e decine di altre stelle, oltre a Andrea Bocelli, Francesco De Gregori... una lista infinita, impressionante, "ma resto umile" potrebbe essere il suo claim se Zucchero per primo non si stupisse della sua storia incredibile. "Ma come ho fatto?" risponde all'ANSA riflettendo ad alta voce sulla sua carriera musicale che è qualcosa di pazzesco come emerge dal documentario, presentato alla Festa del cinema di Roma e poi in sala il 23-24-25 ottobre come evento, distribuito da Adler su 300 schermi. Il film di Valentina Zanella e Giangiacomo De Stefano, "cui ho detto sì a patto che non fosse un documentario celebrativo", segue il percorso umano prima che professionale di uno degli artisti italiani più famosi nel mondo. "C'è molto Adelmo più che Zucchero" commenta. Nel 2024 tornerà live, "perché questa è la mia dimensione" in tre date negli stadi italiani (27 giugno a Bologna, 30 giugno a Messina, 4 luglio a Milano) ma poi anche in tutto il mondo come sua abitudine, una 'Overdose d'amore' che invaderà "perché il programma è sempre aperto a nuove richieste". Il merito del film, che ha potuto pescare a mani basse negli archivi di Zucchero (con chicche divertenti come la prima esibizione a Castrocaro) è dare corpo alla sua poetica unica, filmando i posti della sua vita, ascoltando il suo racconto, le tantissime "fin troppo generose" testimonianze, gli spezzoni della sua carriera nel mondo. Una chiave, suggerisce, è nell'autenticità. "Tutte le mie collaborazioni artistiche sono nate con persone che io sentivo vere, star che erano rimaste genuine e solo con loro sono riuscito a lavorare, poi sul palco c'è intrattenimento, ognuno fa l'attore ma quando scrivi, quando provi senti che solo con persone rimaste autentiche lo puoi fare, perlomeno per me. Luciano Pavarotti, per fare un esempio, è stato un gigante che però non ha mai rinunciato alla briscola con i vecchi amici parlando in dialetto, è sempre rimasto quello che era prima di diventare un grande". (ANSA).