La Conzatti va con Renzi: non é un «tradimento»
La Conzatti con Renzi, non è un “tradimento”
La senatrice Donatella Conzatti ha lasciato FI per aderire al nuovo partito di Matteo Renzi, Italia Viva. Clamoroso a suo tempo il divorzio dall’Upt di Dellai. Appena eletta con FI subito un altrettanto clamoroso divorzio. Alla domanda se sosterrà il governo Conte immediata una sulfurea precisazione «Il governo dovrà tenere conto anche delle istanze di Italia Viva». Un po’ lontana dai propositi fedeli e disciplinati di Renzi. Era stata eletta a Rovereto nel cartello alleato con Lega e F.d.I. Mirko Bisesti argomenta, “schifato”, la decisione della senatrice: «Così ha tradito gli elettori del Centrodestra per il governo delle poltrone di Conte bis. I cittadini che hanno votato per la Lega e il centrodestra meritano rispetto». Ma, domando a quel “gran genio” (epiteto copiato da Lucio Battisti) di Segretario di ciò che fu il Carroccio, il governo Lega-M5s per caso era rispettoso degli elettori di centrodestra? Se la senatrice Conzatti è traditrice della fiducia dei trentini cos’è stata la Lega nelle sue scelte romane? Quale significato attribuisce al Contratto di governo, siglato e in parte realizzato, con il rispetto del teorico mandato elettorale? È troppo facile individuare le intenzioni dell’elettore con la scelta della lista. Non è una cambiale in bianco. È la scelta esercitata sulla base di obiettivi programmi e propositi fatta dai candidati che chiedono il voto. Se le condizioni di scelta vengono a mancare si assiste al tradimento dell’elettore. Sempre e comunque. Ma non invalida il rappresentante. Per questo motivo, caro Bisesti, la Costituzione non prevede il vincolo di mandato per l’eletto. Certo la delusione e l’arrabbiatura per simili comportamenti è comprensibile. Lo schifo, no.
Edoardo Croni - Trento
Delusione e schifo sono differenti
Mi ha quasi convinto. Non solo perché la delusione (ha ragione: a dir poco comprensibile) e lo schifo sono due cose diverse, ma anche perché l’errore è antico. Provo a ritrovare con lei il filo della memoria: Forza Italia (ma diciamo pure il centrodestra) “sposò” all’improvviso o candidò più volte soggetti che arrivavano da esperienze diverse e con un passato di cui spesso, per ragioni diverse, s’erano occupati i giornali: pensi a Mario Malossini, alla Bottamedi e anche ad altri meno noti che sono entrati e usciti dall’area politica in questione in più di un’occasione. Bizzarro è che, pensando di fare un torto a quelli dell’Upt, il centrodestra abbia pensato, alle ultime elezioni, di candidare nel collegio senatoriale roveretano Donatella Conzatti, fino a poco tempo prima segretaria proprio dell’Upt. E altrettanto bizzarro, dunque, che ora qualcuno si stupisca del fatto che la senatrice Conzatti, in un certo senso, non si sia mai spostata da quello che definirei un centro moderato, cattolico e liberale. Fu un errore candidarla, semmai. Ridicolo, invece, sorprendersi adesso, scoprendo la sua “alterità”, intesa come diversità, ma anche come altro rispetto a una determinata identità. Ora che ci ripenso, chi l’ha scelta - e penso in particolare all’onorevole Michaela Biancofiore - fece una cosa analoga anche quando chiese ad esempio ad Elena Artioli, a Bolzano, di guidare la lista dei candidati alle provinciali, poco più di cinque anni fa. La Artioli, che vinse e poi scelse di fatto di avvicinarsi al Pd e comunque alla maggioranza, era già stata leghista, vicina alla Svp, capa di un piccolo movimento che portava il suo nome e altro ancora. Per quanto possa sembrare paradossale - ed è una frase che ha ad esempio più volte pronunciato Mastella, che dei giri di valzer è stato un maestro - la Conzatti non s’è mai mossa: è sempre rimasta se stessa. E ha usato Forza Italia e il centrodestra come un taxi. Lei, caro Croni, va oltre. E solleva il tema del vincolo del mandato. Per quanto possa sembrare paradossale, penso che molti elettori della Conzatti non siano così stupiti. Ma tutto questo lo scopriremo alle prossime elezioni. Elezioni che mi sembrano sempre più lontane.
a.faustini@ladige.it