Cari uomini, regalateci diritti
La lettera al direttore
Cari uomini, regalateci diritti
Cari uomini, non regalateci mimose, ma regalateci pari diritti. Pagateci come gli uomini anche se andiamo in maternità e non lasciateci a casa quando rimaniamo incinta dei vostri figli. Smettetela di imporci la vostra morale spacciata per religione quando veniamo in ospedale per un aborto o in farmacia per una pillola perché pensate di sapere cosa sia meglio per noi. I conti con la nostra vita giudicata così duramente da voi, li dobbiamo fare noi, noi sole. Non c’è una donna che prenda alla leggera un aborto. Siete voi che potete andarvene e dare le spalle a queste realtà contando sul fatto che il tempo ve ne faccia dimenticare, noi quella realtà la viviamo sulle nostre carni e le nostre carni non dimenticano mai. È qualcosa che ci segna e qualcosa che ci porteremo dietro per il resto dei nostri giorni. È già una decisione molto difficile, non rendetela impossibile, insostenibile e insopportabile.
Non regalateci un giorno di mimose perché non abbiamo bisogno fiori, ma di rispetto, sostegno e comprensione, tutto l’anno per tutta la vita. Esattamente come voi lo ricevete da noi e dalla società lo ricevete per diritto di nascita. Non regalateci mimose e non ricordatevi di noi solo l’8 marzo, perché questa è solo una data, mentre la nostra vita è dura tutti gli altri 364 giorni all’anno. Questa è la festa dei nostri diritti e sarà una festa vera quando non si potrà più dire: «Era un delitto inevitabile». Quando una donna denuncia un uomo, facciamo in modo che quest’uomo non sia più nelle condizioni di arrivare a lei e ucciderla. Educhiamo gli uomini alla non violenza. Smettiamola di considerare una gonna un nullaosta per lo stupro. Questa è la festa dei nostri diritti. Donne sono state incarcerate e hanno messo a rischio la loro vita per permetterci di arrivare fino qui. Noi non valiamo di meno perché ci dobbiamo assentare dal lavoro perché i figli stanno male o perché dobbiamo prenderci cura di loro. Voi avete bisogno di noi, perché noi cresciamo e amiamo voi, cari figli uomini.
Mettete al potere anche le donne e non solo quelle che per la carriera hanno rinunciato ad altro, ma proprio perchè hanno conosciuto altro. Perchè essere donna vuol dire suonare un’altra musica che tocca altre note e grazie a queste noi possiamo vedere, sentire e capire cose che voi non potete realizzare. E se invece una donna non vuole una famiglia, per favore, non schernitela o non pensate che sia rotta o manchevole di qualcosa. Perché fare una famiglia è anche una scelta e di scelte al mondo se ne possono fare tante e non sta a voi giudicare finché non si lede nessuno. Voi siete importanti, fondamentali e meravigliosi cari uomini. Esattamente come lo siamo noi. Non obbligateci a diventare come voi per poter soddisfare le nostre ambizioni, ma cercate di apprezzare le nostre ambizioni che muovono da altre spinte. E smettetela di regalarci mimose.
Sarah Caicci
Dobbiamo cambiare l'approccio, la cultura e la semantica
Non solo sottoscrivo ogni sua parola e le do ragione su tutto, ma cerco di impegnarmi ogni giorno - al giornale e nella vita - per far sì che non abbiate mimose ma diritti. Non sempre ci riesco, anche se mia madre, da buona professoressa, mi ha dato un’ottima bussola per muovermi al vostro fianco. E al resto hanno pensato mia moglie, le mie figlie e tutte le argute donne che ho incontrato, in un lavoro estenuante che non finisce mai. Potrei farle mille esempi rispetto a un impegno che è costante, ma mi è più semplice dirle che io ci sono. Per sostenere ogni vostra battaglia: 365 giorni all’anno; non certo solo in occasione di qualche festa. E mi indigno con lei, con voi donne e, spero, con un numero sempre più grande di uomini, di fronte all’ennesimo femminicidio - quello di Appiano - che si doveva assolutamente evitare. Sono stufo di parlare di tragedie annunciate. Sono stufo di scoprire che la donna che muore aveva già denunciato chi l’ha poi uccisa. Sono stufo di scrivere che troppi uomini considerano le donne una sorta di proprietà. Sono stufo di leggere o sentire usare in modo distorto la parola amore quando l’amore proprio non c’è, perché c’è solo violenza. Dobbiamo cambiare l’approccio, la cultura, anche la semantica. C’è ancora tantissimo da fare. Ma una lettera come la sua aiuta a fare un prezioso passo avanti.
a.faustini@ladige.it