Un’aula dell’Università nel nome di Gianni Faustini
Come ricordare Gianni Faustini, grande giornalista ed ex presidente dell’Ordine? La proposta di Cornelio Galas, e la risposta del nostro Direttore.
Un’aula dell’Università nel nome di Gianni Faustini
Caro Alberto, lo sai, te l’ho scritto, te l’ho detto al telefono, ti sono vicino, ti abbraccio e per certi versi - sono orfano da un anno - capisco cosa si prova quando non c’è più un padre al quale chiedere consigli, ma soprattutto quando vien meno un pilastro, come era Gianni. Non solo, credo, per la tua professione.
Ecco, di Gianni anch’io ho tanti ricordi. Belli, meno belli: come tutti i giornalisti credo abbiano dei direttori che hanno avuto. Però, se devo essere sincero, forse Gianni è il direttore che più di altri è riuscito a tirarmi fuori il meglio. Per dire: Piero Agostini era solito dire ai suoi redattori “Mi fido della tua intelligenza”. Il che, ti metteva veramente in crisi. Soprattutto se eri un giovane cronista. Tuo padre invece - è verissimo - prima ti ascoltava. Voleva sapere tutto della notizia che stava per diventare articolo di giornale. I dettagli. E poi te la buttava lì la sfida: “Provaci, fà pù bém che te pòi”.
A me successe a Tremosine. 13 morti in un pullman finito nel dirupo. Tutti fedeli che stavano per andare a rendere omaggio al cardinal Martini. Gianni aspettò me e Nello Morandi fino a tarda sera mentre Giorgio Rossi sviluppava le foto che avevo scattato. Disse solo una cosa mentre il tutto andava giù nella vecchia tipografia: “Bravi, grazie”. Ecco, avrei mille altri ricordi di Gianni ma la finisco qui. Condivido quanto hanno scritto e detto altri più illustri colleghi. Vorrei solo fare una proposta: l’intitolazione a Gianni Faustini di un’aula universitaria di Trento. Magari di una dedicata all’informazione, alla comunicazione. Credo che Gianni abbia diritto ad essere ricordato per sempre. Come un “padre” buono del giornalismo non solo trentino. Come un esempio da seguire. Ma soprattutto come chi era in grado di ascoltare il prossimo, prima di parlare.
Cornelio Galas
Leghiamo il nome di mio padre alla formazione
Grazie dell’abbraccio. M’imbarazza scrivere di me e di mio padre, ma approfitto di questa tua lettera, caro Cornelio, per dire un grazie davvero speciale a tutte le persone che hanno scritto a me, a mia madre, a mia sorella e a mio fratello in questi giorni: ogni parola è stato un raggio di sole in giorni pieni di nuvole. L’affetto, i ricordi, anche la gratitudine e il riconoscimento di una vasta comunità, ci hanno letteralmente travolti. Impossibile ringraziare tutti di persona, ma ogni parola e ogni messaggio resteranno nel nostro cuore. So che Ordine dei giornalisti e Federazione nazionale della stampa, Museo storico e altri soggetti stanno pensando a diversi modi per ricordare papà. Giro dunque a loro questa tua bella idea. Per noi è importante soprattutto una cosa: che si colleghi il suo nome alla formazione, ad esempio a una borsa di studio legata magari alle grandi questioni per le quali s’è sempre battuto: la tutela dei soggetti più deboli, a cominciare dai minori, e i doveri del giornalista. Mi piace, infine, che tu abbia associato il suo nome a quello di Piero Agostini. Seppur con sguardi, idee e approcci spesso diversi, hanno condiviso - spesso lavorando fianco a fianco - un pezzo fondamentale del sentiero della vita (non solo professionalmente parlando). E non ti dico quante cose io abbia imparato, anche solo camminando a qualche metro di distanza in qualche bosco. Però i pensieri restano.
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