Vaccinatevi tutti e vinceremo il virus

Occorre aderire tutti alla vaccinazione anti-Covid. La lettera di un anziano (giornalista e storico) al giornale, e la risposta del Direttore.

Vaccinatevi tutti e vinceremo il virus

Mi permetto di rivolgervi l’appello che, pressante, mi arriva dai miei conoscenti medici: vaccinatevi, consigliate i vostri amici a farlo, fatelo appena possibile.
È l’unico modo per vincere il morbo. Mi dicono che lo vinceremo; aggiungono un perentorio guai distrarsi, usare sempre la mascherina, avere pazienza, tenacia, non farci vincere dallo sconforto né scivolare nella depressione.
Ma il vaccino è indispensabile. E dopo quello bisesto che è stato bislacco, tragico, il peggiore dopo il 1945, attendiamo il nuovo anno.
Torneremo a sorridere. E cacciate a male parole quelli del “no”.

Lugi Sardi


 

Non metterò sullo stesso piano scienziati e dubbiosi

Confesso, caro Gigi, che mi hanno già preso a male parole quelli del “no”, per usare la tua espressione. E lo hanno fatto dopo il mio editoriale di domenica: quello in cui mi dicevo allarmato per lo scetticismo (rispetto al vaccino) che non da oggi regna (incontrastato?) anche fra gli operatori sanitari. 

Gli esempi sono sempre stati fondamentali, ma lo sono ancor di più nell’epoca dello scetticismo, nel tempo della paura, in questo incerto periodo in cui c’è sempre chi si finge esperto o artista del dubbio e del distinguo non solo per battersi contro il vaccino, ma anche per alimentare domande e timori anziché risposte. Il mondo sanitario, anche a queste latitudini, deve dare quest’esempio e deve prendere per mano ogni paziente, portandolo sul terreno della sicurezza. Ho citato fin troppe volte Piero Angela, che continua a dire che la scienza non è democratica. E il punto sta qui.
Spetta alla scienza farsi domande (e la scienza se le è fatte, non certo solo in questo periodo) e spetta alla scienza mettere paletti a chi fa ricerca (e così è stato) e, ancora, spetta sempre alla scienza dare ad esempio il via libera ad un vaccino.
E anche questo è accaduto, perché i protocolli sono a dir poco rigorosi e non c’è un passaggio che si sia saltato per una fretta che non c’è stata e che può essere scambiata per tale solo da chi non ha capito che ai vaccini (in, sana, fretta e a tempo pieno) ha lavorato tutto il mondo. Dunque qui sfondi una porta aperta: anche noi pensiamo che il vaccino sia indispensabile. Per noi e per chi ci sta accanto. Ci preoccupa, semmai, che non ce ne siano a sufficienza o che qualcuno ci speculi o, come dice Papa Francesco, che sia riservato solo ad alcuni (i più ricchi) e non ad altri (i più poveri).
Infine, so che schierarsi produce sempre qualche reazione negativa. Ma un giornale, pur dando voce a tutti, non deve mai mettere sullo stesso piano autorevoli scienziati e dubbiosi un tanto al chilo. E già mi fischiano le orecchie.

lettere@ladige.it

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