A Rovereto tutta l'essiccazione dei fanghi trentini Biogas, sarà ampliato il polo dei rifiuti al Navicello
Biogas, sarà ampliato il polo dei rifiuti al Navicello
L'impianto di essiccazione termica dei fanghi al Navicello sarà ampliato e migliorerà il conferimento accogliendo anche scarti agroalimentari rendendoli gassosi. Cassato da tempo il progetto di bruciare il biogas prodotto per produrre energia, si è deciso di virare su un completamento del trattamento del refluo per sgravare il depuratore e smaltire in maniera più «moderna» i rifuti umidi.
L'intervento farà storcere il naso a chi, da tempo, invoca lo spostamento «altrove» del polo del trattamento del rifiuto in riva all'Adige ritenuto la fonte della puzza che impesta la città. Il progetto della Ladurner di Bolzano è però di quelli a basso impatto ambientale e che, tra l'altro, elimina il percolato. Ma prima di scatenare ire nei cittadini si dovrebbe tener presente che l'idea di ampliare la centrale a biogas al depuratore è della Provincia e risale gli anni Novanta.
Nulla di nuovo sotto il sole, quindi, tanto più che una legge che fissi un tetto all'emissione di odori, in piazza Dante, non si è mai voluta emanare. L'allargamento, comunque, si farà. La Via già c'è ed ora è al vaglio della commissione ambiente del Comune.
L'intenzione è quella di concentrare a Rovereto tutta l'essiccazione dei fanghi trentini sia mediante il collettore del percolato collegato direttamente alla discarica dei Lavini che con il rifornimento tramite autobotte. Non solo: oltre agli scarti industriali umidi sono previste le «spremiture» con riduzione allo stato gassoso dei rifiuti lattiero-caseari e, soprattutto, delle aziende vitivinicole, in parole povere i «resti» agroalimentari.
Il progetto della Ladurner, che si inserirà dentro il depuratore accanto alla Pasina, come detto è all'avanguardia dal punto di vista tecnologico e ambientale. Tant'è che prevede un'emissione di inquinanti nove volte inferiore rispetto al tetto normativo provinciale.
La questione puzza, poi, è tenuta in debita considerazione. Perché nonostante gli accorgimenti inseriti a progetto è chiaro che un qualche odore, trattandosi di materiale organico in ossidazione, si sentirà per forza di cose. Nella vasche di raccolta, comunque, sarà inserita una sonda per regolare la soluzione proprio in caso di miasmi sopra il grado di sopportazione del naso umano. Ma questo è un di più visto che, per combattere gli odori, tutte le aree di lavorazione (comprese le griglie per separare le parti solide) saranno coperte con una soletta in calcestruzzo e custodite in locali chiusi. L'aria esausta, poi, (il flusso su cui dimensionare il sistema di trattamento sarà di 6 mila metri cubi all'ora) sarà captata, aspirata e trattata da un'apposita stazione di filtraggio.
Le sostanze potenzialmente pericolose rilasciate in atmosfera dall'impianto di ossidazione a umido, d'altro canto, sono rappresentate dagli scarichi del catalizzatore, ultimo stadio di trattamento degli effluenti gassosi del processo, con la conversione dell'ammoniaca ad azoto e dei composti organici ad anidride carbonica.
L'essiccatore, insomma, è previsto per rimanere di gran lunga al di sotto della soglia di sicurezza ambientale. Non a caso sono previste soluzioni all'avanguardia anche per quanto riguarda l'acqua che sarà scaricata in Adige e i rumori percepiti nei dintorni del depuratore. Tornando alle dimensioni dell'impianto, sarà su quattro livelli concepiti per evitare dispersioni.
Il Navicello, dunque, sta per diventare il centro provinciale per la trasformazione dei fanghi in gas, trasformando lo scarto umido delle fabbriche ma pure della produzione di latte, formaggi e di vino. E le «scorie» solide saranno minime: per ogni mille metri cubi di liquame si stimano 20 litri di grigliato.