Svizzera, verso referendum Per vietare i pesticidi
Il modello agricolo e gli effetti che produce sui territori e sulle persone preoccupa anche nella vicina Confederazione elvetica, dove il comitato Per una Svizzera senza pesticidi sintetici ha promosso la raccolta firme per la seguente modifica alla Costituzione federale, art. 74 cpv. 2 bis:
«L’utilizzazione di pesticidi sintetici nella produzione agricola, nella trasformazione dei prodotti agricoli e nella cura del suolo e del paesaggio è vietata.
L’importazione a fini commerciali di derrate alimentari contenenti pesticidi sintetici o per la cui produzione sono stati utilizzati tali pesticidi è vietata». In basso il testo completo dell'iniziativa popolare.
La Cancelleria federale svizzera l’ha accolta, quindi partirà la raccolta firme da completare (ne servono 100 mila fra gli aventi diritto di voto) entro il 29 maggio 2018 per la convocazione del referendum
La stessa Cancelleria spiega nel suo sito che «le autorità reagiscono spesso a un’iniziativa popolare, presentando un controprogetto più moderato, nella speranza che quest’ultimo sia accettato da popolo e Cantoni.
Dal 1987, nelle votazioni popolari sulle iniziative, esiste la possibilità del doppio sì: è quindi possibile approvare sia l’iniziativa sia il controprogetto; con una domanda risolutiva si stabilisce quale dei due testi entra in vigore nel caso in cui entrambi ottengano la maggioranza dei votanti e dei Cantoni».
Recentemente, novità importanti si sono registrate sul fronte del modello agricolo nella vicina provincia dolomitica di Belluno: il capoluogo e la seconda città, Feltre, hanno adottato un regolamento di polizia rurale che mette al bando l’uso di sostanze chimiche pericolose. Si tratta di norme elaborate e promosse in quasi tre anni di campagna («Liberi dai veleni») da parte di movimenti popolari sorti in seguito all’arrivo in zona di aziende, generalmente non locali, che praticano la coltivazione intensiva della vite (prosecco) e delle mele. Ora altri comuni bellunesi si stanno aggregando: l’obiettivo della campagna è di costuire, anche mediante i regolamenti, le basi affinché l’intera provincia sia un distretto del biologico.
Negli anni scorsi un tentativo era stato fatto anche in Sudtirolo, a Malles, in val Venosta, però la sua applicazione si scontra con una realtà politica e economica ostile.
In Trentino non si registrano novità e proprio oggi sul tema torna il movimento Cinque stelle.
«Ancora niente di nuovo sul fronte della tutela della salute pubblica dai fitofarmaci in Trentino.
Anche la risposta fornita nei giorni scorsi dal ministro Galletti a una nostra interrogazione non ha fornito le rassicurazioni che ci aspettavamo e conferma, al contrario, uno stallo preoccupante della Provincia di Trento rispetto a un problema che avevamo sollevato oltre un anno fa», dichiarano in una nota il deputato Riccardo Fraccaro e il consigliere provinciale Filippo Degasperi in riferimento al Piano di azione per l’uso sostenibile dei fitofarmaci in provincia di Trento.
«Un piano che andrebbe rivisto - spiegano Fraccaro e Degasperi - perché, così come è stato elaborato dagli assessori Zeni e Dallapiccola, riduce pericolosamente i livelli di sicurezza e introduce modifiche peggiorative delle distanze minime, senza nemmeno tenere conto della presenza di vento come fattore di dispersione.
Avevamo portato il problema al ministro dell’ambiente, la cui risposta, tuttavia, è stata evasiva, limitandosi a riportare cronologicamente l’iter amministrativo della Provincia di Trento, che, come sappiamo, non è ancora finito: mancano ancora le misure relative ai trattamenti in prossimità di abitazioni e luoghi sensibili (scuole, ospedali, eccetera) inizialmente proposte, ma »bloccate« dal Consiglio delle autonomie locali, che aveva sollevato giustamente delle riserve in tal senso».
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