Trentino: pesticidi anche sui ghiacciai Tracce trovate in Presena, a 2700 metri
La scoperta dei ricercatori del Muse
Tracce di pesticidi, erbicidi, farmaci e profumi per prodotti detergenti sono state trovate in alta quota, a 2.700 metri, vicino al ghiacciaio Presena, in Trentino, dai ricercatori del Muse di Trento, impegnati dal 2015 a raccogliere dati nell’ambito di un progetto di ricerca biennale finanziato dalla Fondazione Caritro sul rischio ambientale dei contaminanti nei fiumi trentini.
I ricercatori, coordinati da Valeria Lencioni, hanno scelto quattro diversi punti di prelievo. Uno, il più alto in quota, è quello sul Presena, da cui nasce il torrente che poi, più a valle, prende il nome di Noce. I dati definitivi, anche relativi all’uomo, saranno pronti per la fine dell’anno, ma le prime risultanze sono chiare.
«Il sito in alta quota è altamente impattato dal riscaldamento globale, con il ghiacciaio in forte ritiro. In più è sfruttato come stazione sciistica con alcuni impianti ed un rifugio a circa 3.000 metri. Si tratta quindi di un luogo altamente sfruttato, tanto che per preservarlo dei tratti sono coperti anche con materiale biotessile.
Gli inerti utilizzati per costruire i teli, che sono in teoria biodegradabili, poi li ritroviamo in piccoli frammenti nel torrente», spiega Valeria Lencioni, idrobiologa del Muse e responsabile del progetto. «Abbiamo trovato contaminanti come fragranze, profumi, pesticidi utilizzati sul mais e non solo che viaggiano con correnti aeree per lunghe distanze per poi precipitare per condensazione in alta quota. Al disgelo, queste sostanze entrano in acqua. Altri pesticidi vengono invece utilizzati in Val di Sole e in Val di di Non, dove scorre il Noce, ma li troviamo nelle acque di fusione del ghiacciaio».
«Quello che abbiamo messo in evidenza - prosegue Lencioni - è che ci sono decine di contaminanti: moltissimi farmaci come anti infiammatori, antibiotici e farmaci da banco, che si associano al turista e allo sportivo.
Ma abbiamo anche trovato tracce di droghe e estrogeni. Una miriade di molecole si concentrano in inverno e spariscono in in primavera».
Non sappiamo quale sia l’effetto a lungo termine di queste molecole - sottolinea Lencioni - e proprio per questo nel mondo c’è molto fermento sull’argomento, tanto che l’Unione europea sta spingendo i Paesi membri ad occuparsene.
Perché queste molecole si possono accumulare e quindi gli organismi, vertebrati e non, possono assumere queste sostanze direttamente o indirettamente, mangiando animali già contaminati. Chi sta in cima alla catena è quello più a rischio. Nei tessuti del pesce, ad esempio, si possono trovare concentrazioni più alte di sostanze».