Traffico e smog, da oggi «liberi» i vecchi veicoli

di Franco Gottardi

Si è chiuso ieri sera il periodo di limitazioni alla circolazione dei vecchi veicoli sulle strade comunali.

I divieti antismog, attivi per gli euro 0 alimentati a benzina, gli euro 0 euro 1 e euro 2 senza dispositivo flap alimentati a gasolio e i motocicli e ciclomotori a due tempi euro 0 ed euro 1, sono diventati col tempo un po’ anacronistici, nel senso che ormai sono pochissimi i veicoli «fuorilegge», bloccato sei ore al giorno per cinque giorni alla settimana salvo deroghe, ad esempio se ci sono almeno tre persone a bordo. In ogni caso le regole ci sono e la polizia locale ha effettuato da novembre ad oggi i controlli per farle rispettare.

«Le violazioni si contano sulle dita di una mano - fanno sapere i vigili di Trento - ma soprattutto nel primo periodo abbiamo fatto le verifiche e riscontrato un sostanziale rispetto. I veicoli che non possono circolare sono effettivamente ormai pochi e in alcuni casi quelli che abbiamo fermato avevano comunque una deroga, ma soprattutto nelle prime settimane siamo stati attenti a verificare anche per una questione educativa».

Con il rinnovo del parco macchine effettivamente il traffico non è più la principale fonte di produzione di inquinanti, anche se rimane un elemento decisivo.

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Altrettanta importanza ce l’hanno le emissioni produttive e quelle delle abitazioni civili e soprattutto su questi fronti le politiche ambientali sono adesso concentrate. Negli ultimi anni comunque la qualità dell’aria è mediamente migliorata, anche se nelle ultime settimane le condizioni metereologiche sfavorevoli, con clima secco e inversione termica, hanno favorito il ristagno soprattutto di polveri sottili nei fondovalle.

Non a caso da gennaio ad oggi gli sforamenti rispetto al limite di 50 microgrammi per metro cubo di media giornaliera sono stati più che in passato. A Trento la centralina di via Bolzano ha segnalato nei primi tre mesi dell’anno 20 sforamenti quotidiani, contro i 13 dell’anno scorso, con un picco inquietante raggiunto il primo gennaio quando si è raggiunta una media di 158 microgrammi, più del triplo della soglia, valori che non si vedevano da anni.

Ancora più alto il valore raggiunto lo stesso giorno a Riva del Garda con 178 microgrammi; in riva al Benaco gli sforamenti dal primo gennaio sono stati 19 contro i 9 del 2016. A Rovereto gli sforamenti delle Pm10 sono stati 15, contro gli 8 di un anno fa, a Borgo Valsugana 16 contro 12, in Piana Rotaliana 11 contro 2.

A Trento soprattutto in soli 90 giorni gli sforamenti sono stati tanti quanti quelli registrati in tutto il 2016, proprio 19. Siamo comunque ancora ampiamente dentro i limiti imposti dall’Unione europea, che impone interventi drastici se si supera per più di 35 volte in un anno in una stessa zona il limite di 50 microgrammi per metro cubo. Anche perché il fenomeno dovrebbe tornare a farsi sentire solo in autunno inoltrato.

Qualche problema continua ad essere registrato invece per quanto riguarda l’inquinamento da biossido di azoto nelle zone maggiormente trafficate. In via Bolzano la media limite di 40 microgrammi per metro cubo lungo l’arco dell’anno è costantemente superata. Per cercare di abbassare le emissioni causate dal traffico autostradale si prevede l’avvio di un progetto europeo, denominato Brenner Lower Emission Corridor, che introduce il controllo dinamico delle velocità di percorrenza; quando verranno superati determinate concentrazioni scatteranno i segnali luminosi che imporranno il limite di velocità a cento chilometri orari nella zona che va da Rovereto Sud a Bolzano Nord. «Misure che stanno preoccupando gli autotrasportatori ma che in realtà non colpiranno loro, che sono già assoggettati a quei limiti, ma solamente le macchine» precisa l’assessore provinciale all’ambiente Mauro Gilmozzi.

Ma la grande sfida a cui si lavora di concerto con le altre amministrazioni lungo l’asse tra Verona e Monaco è quella del trasferimento del traffico merci dalla gomma alla rotaia. Al di là della realizzazione del tunnel del Brennero, che renderà più breve e vantaggioso l’uso della ferrovia, il passo decisivo sarebbe quello delle politiche tariffarie.

«Se oggi il 30% delle merci viaggia su ferro e il 70% su gomma l’obiettivo minimo - spiega Gilmozzi - è di arrivare a 50 e 50 ma meglio ancora puntare a un 60% a 40% invertendo il trend. Per arrivarci servono però provvedimenti di incentivo e disincentivo e lo sviluppo di una cultura ambientale più matura».

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