Trento, l'idea biodistretto piace a molti agricoltori

Sono stati resi noti i primi dati relativi alla posizione degli agricoltori nei confronti di un eventuale bio-distretto a Trento grazie a una ricerca pilota partita a inizio maggio.  
 
Si tratta della prima ricerca a sostegno dell'iniziativa per lo sviluppo del bio-distretto nel Comune di Trento, coordinata dall'Università degli Studi di Trento e dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria di Villazzano con il supporto tecnologico di Effetreseizero.  [[{"type":"media","view_mode":"media_preview","fid":"1592111","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"180","style":"float: right;","width":"180"}}]]
 
La ricerca è stata condotta da Helena Treska, neolaureata presso l’Università di Lubiana, e Giada Da Roit, laureanda all’Università di Trento (a sinistra nella foto con la collega), che hanno esposto oggi i primi dati. Un lavoro che è partito dalle circoscrizioni di Villazzano, Povo e Argentario ed ha coinvolto ad oggi oltre il 35% del totale degli agricoltori della zona presa in esame. La ricerca proseguirà per tutto il mese di giugno tra le colline della città.  

Il lavoro ha indagato i tipi di coltivazioni della collina, i metodi di produzione agricola e la percezione che i contadini hanno del bio-distretto. Oltre al ricco database che si sta formando, con Effetreseizero verrà preparato anche un utile strumento di gestione dei dati geografici.  
 
Riportiamo in sintesi i primi risultati interessanti:

1) Tra gli agricoltori biologici c’è la convinzione personale sulla necessità di proteggere la qualità dell'ambiente e di proteggere la salute dei consumatori.

2) La totalità degli agricoltori biologici ha espressamente dichiarato di coltivare biologico per proteggere la propria salute.

3) Più del 50% degli agricoltori convenzionali ha intenzione di passare al biologico, nonostante l’eccessiva burocrazia per ottenere una certificazione biologica.

4) 8 agricoltori su 10 concordano sul fatto che il bio-distretto sia un’area geografica ben delimitata dove si pratica il biologico, mettendo in risalto la questione relativa al metodo di produzione piuttosto che il sottostante accordo fra produttori, distributori e consumatori della zona.

5) L’adozione di una legislazione dedicata ai bio-distretti è per la maggioranza dei contadini la prima condizione necessaria allo sviluppo di un bio-distretto.

6) Per i contadini la nascita del bio-distretto aumenterà la fiducia tra produttori e consumatori e la visibilità della loro attività presso i consumatori.

Del tema si discuterà domenica, 4 giugno, alle 10, negli incontri promossi dalla fondazione De Marchi, a margine del Festival dell'economia in piazza Santa Maria Maggiore: sul tema "Agricoltura e comunità, il valore sociale" interrranno Luca Sommadossi di Progetto 92 e Giuliano Micheletti, agricoltore  bio.

«Il 4 giugno - si legge nelal rpesentazione dell'evento -nella cornice del Festival dell’economia  comincia ufficialmente il percorso che porterà alla costituzione del Biodistrettodi Trento che vuole diventare il luogo di confronto fra produttori, amministratori e cittadini sui temi dell’ambiente , della salute e del rapporto fra città e campagna.

Presso la Fondazione De Marchi infatti verrà presentata l’iniziativa e si comincerà la sottoscrizione del manifestoprodotto dal gruppo di lavoro che da un anno si è impegnato sul progetto. Il futuro  biodistrettofarà da cornice ad una situazione unica in Provincia e forse anche in Italia: 520 ettari coltivati in biocertificato, più di 100 aziende coinvolte e un trend di crescita fortissimo, il tutto  nel contesto particolare e unico della città.

Tutti gli attori importanti legati all’economia agricola sono presenti: Cantina Sociale di Trento, Società Frutticoltori Trento, Cantine Ferrari, Cesarini Sforza, vignaioli del calibro di Antonio Stelzerdi Maso Martis e Federico Simonidi Maso Cantanghel, le cooperative sociali agricole  , singole aziende come Maso ertise La Gerla e Slow Foodsi sono impegnate nel progetto.

L’iniziativa vuole partire dalle buone pratiche agricole per ricostruire un legame forte fra città e campagna nel segno del rispetto reciproco che garantisca la tutela attiva del terreno agricolo inteso come risorsa non rinnovabile e patrimonio della comunità. Il convegno pubblico di domenica 4 giugno avrà come tema proprio il valore sociale che ricopre l’agricoltura attraverso il racconto delle esperienze delle tre cooperative Progetto 92, Villa Rizzi e Samuele. A seguire inizierà la sottoscrizione del Manifesto da parte di tutti coloro che ne fossero interessati».

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