Arriva il grande freddo dall'est Da domenica temperature a picco
Arriva il Burian? Allerta gelo? In questi giorni sui media si sprecano quasi i titoli per l’ondata di freddo siberiano prevista da domenica sul Nord Italia e sulla nostra regione. Una colata di aria gelida nata oltre gli Urali, descritta qualche volta in modi impropri: il vento orientale della Russia si chiama casomai buran (senza la i), mentre da noi si può parlare senza clamori di vento da nord/est, grecale o bora.
Quanto alle allerte, quelle sono esclusiva della Protezione Civile (e ci mancherebbe). In arrivo c’è comunque un evento potenzialmente pericoloso per le colture come la vite o il melo, specie nel caso in cui le piante abbiano già avviato la fase del risveglio. Pur in una stagione fino ad ora in ritardo sui tempi di avvio vegetativo, nelle valli più basse le prime avvisaglie di risveglio sarebbero infatti già state segnalate. Attenzione speciale va poi naturalmente rivolta ai senzatetto ed a tutti coloro non in grado di riscaldarsi in maniera adeguata. Vediamo quindi di capirne di più del fenomeno: tutto prende origine nel profondo Artico, in modo però diverso da quello che si può pensare. Motore del cambiamento è stato infatti paradossalmente il caldo, nei giorni scorsi capace di alterare la circolazione atmosferica ad altissima quota sopra le regioni polari.
Per i più esperti, si tratta di uno «stratwarming», il riscaldamento della stratosfera (fino a 30 chilometri di altezza) che fu l’innesco dei famosi episodi gelidi in Italia del 1956 e del 1985. Un disturbo riverberatosi a bassa quota in grado di minare il vortice polare: le masse d’aria fredda hanno già iniziato a muoversi in senso «antizonale» cioè da est verso ovest, coinvolgendo aree come l’Europa di solito al riparo da eccessi gelidi. Nulla di mai visto: gli «stratwarming» sono sempre avvenuti e sono reversibili. A farne le spese la martoriata banchisa polare, in questi giorni ai suoi massimi stagionali con la più scarsa estensione da quando iniziarono le misure nel 1979. Il freddo, insomma, è come una coperta corta: ieri sera dal satellite era già visibile il movimento dell’aria gelida dalla Russia verso l’Europa, con Mosca piombata a -23°, mentre in Artico i valori erano solo di poco sottozero.
Sul Trentino l’aria in arrivo sarà continentale, molto secca e densa, capace di penetrare bene nei bassi strati. Quanto scenderà la temperatura? Impossibile dirlo specie per i fondovalle, perché vento e nuvolosità possono incidere molto sui valori misurati. Più affidabili le previsioni in quota. Meteotrentino per martedì vede minime di -19° in Vason sul Bondone, -20° a Pampeago, -21° al Manghen. I -20°, insomma, saranno un muro spesso superato sui 2000 metri. In valle il freddo sarà pungente martedì e mercoledì, con massime attorno agli 0° a Trento fino a mercoledì compreso se dovesse esserci poco sole. Non saranno inavvicinabili in valle i record delle ondate gelide storiche, fissati a Roncafort per febbraio nei -9.9° del 2012, per marzo nei -8.6° del 2005. Domenica quindi sarà il «giorno zero»: le prime avvisaglie del freddo da est arriveranno nel pomeriggio, forse persino assieme a fiocchi di neve. «Cielo nuvoloso o molto nuvoloso con possibili deboli precipitazioni sparse, eventualmente nevose anche alle quote più basse; nel corso della giornata graduale e sensibile calo delle temperature» scrive Meteotrentino.
Secondo la struttura della Provincia, lunedì e martedì saranno «irregolarmente nuvolosi con temperature piuttosto rigide». Molto probabile, secondo gli esperti, un aumento delle temperature nella parte finale della prossima settimana.