Trento, in centro città la morìa di fagiani
Un altro fagiano «pronta caccia» morto in centro città: continuano i casi segnalati all’Adige dei fagiani da allevamento rilasciati a scopo venatorio destinati però a morire presto nelle più svariate circostanze, talvolta persino creando situazioni di un certo pericolo per le attività umane e la circolazione stradale. L’ultimo animale esanime è stato immortalato dal birdwatcher Karol Tabarelli de Fatis nientepopodimeno che in piazza Cesare Battisti, durante i preparativi per il Festival dello Sport: un maschio, probabilmente schiantatosi contro i vetri dei palazzi o sulla facciata del teatro sociale, oppure morto di stenti.
Il caso non è così raro come potrebbe sembrare: lo stesso Tabarelli de Fatis aveva recuperato in passato fagiani in via Grazioli e in Piazza Venezia. Resta il triste spettacolo di un animale di media taglia riverso in centro storico, sotto gli occhi di turisti e residenti stupiti per la scena. La liberazione dei fagiani «pronta-caccia» - dal destino sempre segnato - viene normata dal comitato faunistico provinciale. I rilasci risultano in costante calo, dai 25.000 del 1997 ai 7.500 del 2017, proprio per via delle criticità ambientali (il fagiano comune è una specie non autoctona, anche se naturalizzata fin dai tempi dei Romani) e non solo.
Ma il numero è ancora troppo alto, evidentemente: e così non è raro vederli terminare la loro breve vita nei centri abitati o nelle città. Alla base dei tradizionali rilasci, il concetto di sostenere le zone di caccia depresse, dove non esisterebbero altre specie alternative, sacrificate al posto di altre biologicamente più pregiate. A luglio, peraltro, l’Adige raccontò di fagiani avvistati fra via Brennero e le aree inquinate ex Sloi, in quell’occasione con qualche disagio per le auto in transito.