Caccia, Dallapiccola critico per l'addio al Comitato
«Sono assolutamente contrario alla soppressione del comitato faunistico: è fondamentale e strategico mantenere uno strumento di confronto, anche a garanzia futura degli stessi cacciatori».
L’ex assessore provinciale alle foreste, caccia e pesca Michele Dallapiccola e attuale consigliere del Patt, boccia senza riserve l’ipotesi di soppressione dell’organismo a cui sta lavorando l’assessore Giulia Zanotelli. E se Dallapiccola ieri mattina attendeva di conoscere i contenuti di una possibile riforma della legge sulla caccia, parla invece di «dilettantismo politico» rispetto al metodo seguito dalla giunta.
«Da uomo di scienza dico che si diagnostica solo ciò che si conosce - premette - Dunque mi limito a parlare dell’idea di sopprimere il comitato faunistico, in attesa di capire cosa intendano fare. Dico intanto che, se si è arrivati a questo punto, è perché c’è una forte richiesta, da parte di una componente, a questo punto ascoltata come preminente, rispetto alla controparte degli ambientalisti». Un punto di rottura che, per Dallapiccola, è dipeso anche dalla contrapposizione fra componente venatoria e ambientalisti, con questi ultimi spesso arroccati su posizioni irremovibili. «Avevano nelle mani uno strumento formidabile, che era quello del tavolo di concertazione, rispetto al quale non è mai stato usato lo strumento della mediazione. Si sono fatte azioni, con ricorsi e assenze, in cui la piattaforma della trattativa veniva disertata, a favore della protesta e della rottura, con un conseguenze irrigidimento delle posizioni».
Un atteggiamento che Dallapiccola ricorda di avere vissuto in prima persona (ricordando peraltro che anche tra le doppiette ci sono «i talebani»). Eppure l’ex assessore resta un convinto sostenitore del comitato faunistico. «È stato costruito come organo di garanzia. Oggi, mi metto nei panni del cacciatore, magari pensa che questa garanzia non sia stata forte. Un pensiero che, però, viene fatto nel momento in cui il governo che ha una posizione dalla parte dei cacciatori. Ma un domani, se il potere dovesse essere nelle mani di un governo verde, animalista e ambientalista, cosa accadrebbe? Io penso che sarebbe sciocco, anche per i cacciatori, non consegnarsi alla mediazione di un organismo di garanzia, nella quale sta il potere di tutti, anche il loro. Possiamo semplificarlo, dare altre forme di competenza, ma è fondamentale mantenere questo strumento di confronto». L’effetto della soppressione, invece, non sarà che quello di acquire lo scontro. Soprattutto per il metodo seguito. «Non si può fare un annuncio estemporaneo: si doveva informare il comitato, penso ad un conchiuso di giunta, in cui l’annuncio veniva seguito dalla spiegazione su cosa si intende fare. Credo che la giunta abbia agito con estremo dilettantismo politico: un argomento così forte non si affronta con questa leggerezza».
Anche Gianluca Barbacovi, presidente provinciale della Coldiretti, appare perplesso rispetto ad una cancellazione dell’organismo di disciplina. «Noi partecipiamo a questo tavolo, anche se con una quota minoritaria. A mio parere è importante mantenere uno strumento di confronto. Poi si dovrebbero comprendere bene le intenzioni dell’assessore: credo semmai che vada migliorato e implementato, per farlo funzionare meglio». Tra le questioni sul tavolo sia il problema dei cinghiali che quello dell’aumento degli ungulati. «Sono problemi presenti quasi dappertutto. Per i cinghiali abbiamo le zone di controllo, in cui si possono cacciare, e siamo sicuramente più preoccupati. Anche per gli ungulati (caprioli e cervi), i cacciatori stanno facendo un buon lavoro».
Auspica un lavoro di sintesi Annibale Salsa, antropologo, presidente del Comitato scientifico dell’Accademia della Montagna del Trentino e già presidente del Club Alpino Italiano. «Io sono per una caccia di tipo selettivo, ecologica, più che sportiva, visto che anche per gli animali esiste il problema della sovrapopolazione - osserva - L’uomo deve conciliare rispetto dell’ambiente con questo tipo di pratica». No, invece, alle prove di forza tra fazioni: «Ci sono ambientalisti con un approccio scientifico e questo va bene; altri che invece hanno un approccio pregiudiziale e questo non mi sta bene. E allo stesso modo dico no ad un accanimento sportivo. Su temi come l’ambiente serve una visione sistemica e questo deve valere sia per ambientalisti che per cacciatori. Emblematico è il caso di Rigoni Stern, esempio di ambientalismo non ideologico: rispettava la natura e andava a caccia».