Così tra i rododendri nasce il miele più buono d'Italia

Oreste Risatti è un uomo che ha realizzato il suo sogno con passione e costanza. Dopo alcuni anni in cui si era piazzato bene ("una goccia" o "due gocce"), nel 2019 ha centrato l'obiettivo: le "tre gocce", cioè il massimo riconoscimento al Concorso dell'Osservatorio nazionale del Miele, che a Castel San Pietro di Bologna premia i migliori mieli d'Italia (solo 12 hanno avuto il riconoscimento). E a dargli questo Oscar dell'apicoltura è un miele eccezionale, il miele di rododendro, realizzato dalle sue api sulla fioritura in alta val di Fumo, sopra la diga di Malga Bissina, a duemila metri.

 

«Mica facile prendere le tre gocce - ci racconta guardando il volo delle sue api verso il versante del Caré Alto - perché prima c'è la valutazione degli assaggiatori, 75 "sommelier del miele". Essi esprimono ("al buio", cioè senza conoscere il produttore e la marca del miele) un punteggio dall'assaggio e l'anno scorso ho preso 94 su 100 , una votazione pazzesca, di più è veramente impossibile. Si sfiora la perfezione».
Ma non è finita: «L'analisi sensoriale non è solo gusto: si guarda il colore, ad esempio il miele di rododendro è chiarissimo, quasi bianco trasparente; non deve esserci schiuma sulla superficie all'apertura, poi viene l'analisi organolettica e chimica, con il miele mandato in laboratorio. Deve essere almeno al 70 per cento monocoltura, e completamente privo di pesticidi , il che in molte zone è praticamente impossibile».

Il risultato: il miele di rododendro apicoltura Risatti 2019 è entrato nel Gotha dei migliori d'Italia, e certamente il migliore in assoluto del Trentino. Un risultato che Osvaldo (aiutato dal fratello Oreste) ha cercato con pazienza: «Sarebbe facile puntare sul guadagno, sulle grandi quantità. Noi abbiamo sempre puntato alla qualità, sempre» ci racconta entrando fra le arnie, e aprendole per osservare le sue api al lavoro.
Osvaldo ha passato la vita in fabbrica: entrò alla Dana come operaio a 17 anni, ne è uscito da pensionato 40 anni dopo. E da allora si dedica alle api. La sua azienda è a Molina di Ledro, ma per il rododendro sale fino in Val di Fumo: « La fioritura del rododendro inizia dopo metà giugno , dipende dalle stagioni, e dura circa un mese. Queste piante ci sono anche in Val di Ledro, a Tremalzo, ma sono di una varietà diversa. Quelle di Ledro danno molto polline ma pochissimo nettare; qui in Val di Fumo invece c'è una varietà di rododendro, detto "ferrugginoso", che fa produrre molto più miele».

Poi ci sono le api. Instancabili lavoratrici : vengono trasferite di notte dentro gli apiari, così non si disperdono. Quelle di Risatti sono quasi tutte api carniche, le più diffuse sull'Arco Alpino: «Le api sono come le altre bestie, come le vacche, hanno le loro razze. Purtroppo la biodiversità sta scomparendo, oggi sulle Alpi, dalla Slovenia all'Austria all'Italia, abbiamo quasi solo le carniche; sono robuste, resistono bene agli sbalzi di temperatura e sono grandi lavoratrici. Poi si sono le ligustri, mediterranee, ma soffrono più il freddo; infine, ultimamente, ci sono degli ibridi che magari producono molto bene la prima stagione, ma durano poco, e sono anche più aggressive» ci dice Risatti indossando la maschera a rete per avvicinarsi agli alveari ronzanti.

Osvaldo Risatti lavora con le api da 20 anni. Lui è quello che seleziona le regine, il cuore dell'apiario, e le riconosce nel brulicare delle altre. «Ogni ape ha il suo ruolo: ci sono le nutrici, le bottinatrici che vanno in cerca del nettare, le guardiane, le ceratrici che costruiscono i favi e chiudono gli opercoli....». Risatti ci mostra un mondo in miniatura, ma perfettamente organizzato. E il fratello Osvaldo invece controlla i dati sul telefonino, grazie a una stazione di rilevazione elettronica piazzata sulle casette: «La macchina trasmette ogni giorno il peso dell'arnia, e quindi sappiamo in tempo reale quanto miele hanno fatto giorno per giorno. Ma sa indicare molti altri dati, ad esempio il numero di voli giornalieri, la distanza percorsa...».

Ecco. Come funziona? «Funziona che le api bottinatrici cercano i fiori nel raggio che va da 1 a 3 chilometri. E compiono 120-130 mila voli al giorno ». Il che spiega tante cose: una singola ape, per produrre un 1 chilo di miele, vola per circa 150.000 chilometri, quasi quattro volte il giro della Terra. Per produrre un chilo di miele sono necessari quasi 60.000 voli d'andata e ritorno dall'arnia ai fiori. Un numero pazzesco: ogni singola ape può visitare fino a 220 mila fiori in un solo giorno. Non stupisce che la vita media di un'ape operaia sia di 50 giorni. mentre la regina campa circa 4 anni, massimo 5.

Quanto miele di rododendro porta a casa, Risatti, a metà luglio? «Poco, meno di 80 chili. In tutto, fra miele di acacia, castagno e millefiori, la nostra azienda produce dai 2 ai 5 quintali, non di più. La quantità non ci interessa, ci interessa che sia eccellente».

Quanto eccellente? «Molto eccellente. Da "tre gocce"».
Quindi sarete al concorso anche quest'anno? «Ci riproviamo. Confermare le tre gocce sarebbe favoloso. E siccome quest'anno l'annata è buona e la fioritura abbondante, andremo di nuovo a Castel San Pietro».

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