Anna Facchini si ricandida alla guida della Sat, e spiega perché
Ammette che è stato un trienno “impegnativo”, ma la presidente rilancia. E risponde anche a chi critica la Translagorai e le sponsorizzazioni delle aziende private
TRENTO - Pareva di no, e invece sì: Anna Facchini è pronta a ricandidarsi alla presidenza della Sat.
Da Vaia alla pandemia - con la paralisi del cuore dell'attività sociale e un inevitabile calo delle iscrizioni - fino alla ricerca di nuove forme di sostentamento economico che ha fatto mugugnare parte della base: non è stato un triennio in souplesse, quello da presidente della Sat, per Anna Facchini.Che punta ora alla rielezione: tra un mese, il prossimo 27 aprile, l'assemblea dei delegati Sat sceglierà il prossimo Consiglio centrale, che nominerà poi al proprio interno i vertici degli alpinisti tridentini.
«Spero innanzitutto di poter continuare a far parte del Consiglio, poi certo, poter contare nuovamente sulla fiducia dei soci sarebbe importante».
Ha pensato di non rinnovare il suo impegno, dopo questi mesi?
«Diciamo, piuttosto, che ho meditato bene prima di decidere di andare avanti. Sono stati tre anni impegnativi, difficili. Ma non per questo non entusiasmanti. Per questo ho deciso di proseguire».
Partiamo dalla fine, in ordine di tempo. Gli accordi stretti con alcune aziende trentine hanno lasciato perplessi parecchi soci.
«La Sat è sempre stata, oltre che una delle maggiori realtà trentine, anche un luogo di confronto tra anime molto diverse. Ed è una grande ricchezza. Credo però si debba accettare il fatto che non siamo più quella realtà che - come agli inizi della nostra storia - poteva contare su lasciti, investimenti personali o, fino a qualche anno fa, ricchi contributi pubblici. Sarei la prima ad essere felice di poter contare su una piena autonomia ma non è così. Per questo abbiamo pensato di cercare compagni di cammino che condividano i nostri valori e ci possano aiutare. Senza per questo scendere a compromessi o venir meno alle nostre caratteristiche. Mi spiace qualcuno pensi ancora che la Sat si stia svendendo agli sponsor. Non ha compreso l'idea, ben diversa, che ci ha spinto a fare queste scelte e che faranno il bene non solo della Sat: quando realtà di eccellenza lavorano assieme ne beneficia tutta la comunità. Abbiamo cercato di trovare il modo migliore per trasformare le difficoltà in opportunità».
Difficoltà economiche?
«Anche, non c'è motivo di negarlo: il bilancio 2020 ha chiuso con un utile di circa 50.000 euro, frutto di una gestione accorta delle risorse, certo, ma generato con entrate straordinarie e atipiche, tra cui va ricordato il contributo non ripetibile di 100.000 euro proveniente dal "fondo di attenzione" costituito dal Cai a sostegno della riduzione delle entrate commerciali delle proprie sezioni; altri 9.000 euro circa sono un ulteriore contributo anch'esso straordinario del Cai a ristoro delle minori quote associative, importo questo che verrà distribuito a tutte le 87 sezioni. E, tra i ricavi, compaiono le prime due quote degli accordi di collaborazione stipulati con La Sportiva e con Itas Mutua (gli altri accordi sono stati stretti con Dolomiti Energia e Casse rurali, ndr). Tutto questo per far capire come in assenza di queste entrate il bilancio si sarebbe chiuso in perdita».
Ha parlato di idee diverse nel seno della Sat. Anche sul fronte della tutela ambientale c'è chi vi critica, ad esempio sul fronte Translagorai.
«Tante teste tante idee: la Sat è bella perché è varia. Di certo non ci si può accusare di non avere a cuore la tutela dell'ambiente. Sulla Translagorai il discorso era già stato avviato dalla consiliatura precedente, nel 2017. Gli attacchi che ci sono arrivati sono stati numerosi, ma da parte nostra, dal 2018 in avanti, abbiamo agevolato ogni occasione interna di confronto sulla questione all'insegna della trasparenza e della condivisione. Le nostre posizioni sulla Marmolada, sulla croce del Baldo e così via dovrebbero non lasciare dubbi sulla nostra serietà nella tutela dell'ambiente e su quale sia l'idea di montagna su cui vogliamo puntare. A lungo, la strategia per il Trentino si è appiattita sull'equazione fra valorizzazione del patrimonio naturalistico-culturale e turismo. Se la funzione della cultura è il dialogo tra mondi diversi, la sfida sociale e politica è quella di arrivare a una pianificazione complementare e integrata, che deve cogliere e reagire ai bisogni sociali e economici delle persone e dei luoghi in modo equilibrato e armonioso. Critiche e dialogo fanno parte di una sana dialettica interna. L'importante è che tutti, soprattutto i soci, non dimentichino che "la Sat" sono tutti loro. Non esiste una Sat di via Manci e una Sat delle sezioni. La Sat è una sola e dà voce a tutti».
La Sat ha anche un vasto patrimonio immobiliare che è anche un patrimonio di storia, valori. Quello dei rifugi, di cui vivono decine di operatori. Com'è il rapporto tra "padrone di casa" e conduttori?
«Nel 2020 tutti i rifugi hanno lavorato affrontando problemi organizzativi e gestionali con riflessi sui risultati economici. In autunno, per la prima volta, abbiamo avviato una serie di colloqui cui sono stati invitati tutti i nostri gestori di rifugio. Con quelli che hanno aderito, si sono analizzate le loro situazioni contabili per individuare in modo scientifico in quali casi accordare riduzioni sul canone di affitto. Lo scopo era duplice: usare al meglio e in trasparenza le risorse pubbliche provenienti dal Cai e dall'altra avviare un percorso di sostegno personalizzato con ogni rifugista. Questo cammino proseguirà lungo una strada che vuole portare a riconoscere la professionalità dei custodi del nostro patrimonio d'alta quota».
Che cosa le sta maggiormente a cuore, nel puntare alla rielezione?
«Ho potuto toccare con mano tante difficoltà in questi mesi. Ma anche la forza con cui la Sat ha saputo superarle. Due dati su tutti: dopo Vaia i chilometri di sentieri impraticabili erano 700, a fine anno 150. L'anno scorso a inizio lockdown avevamo un deficit di soci che superava le 7.000 tessere. In pochi mesi il calo si è ridotto a 2.000. E poi, assieme ai miei vice Elena Guella e Roberto Bertoldi - che non si ricandiderà e ringrazio di cuore per il suo grande impegno - abbiamo visto la Sat aprirsi non solo al tessuto economico ma anche ai social e alla tecnologia: una Sat fedele ai valori di sempre ma coerente con il tempo in cui vive quotidianamente. Ecco, mi piacerebbe poter continuare ad accompagnare questo percorso, a vivere queste sfide».