Dalla Marmolada alla Val d'Aosta, la paura dei sindaci di montagna: “Troppe responsabilità, regole da cambiare”
Marco Bussone, presidente dell’Uncem: “I primi cittadini sono responsabili non solo di quanto avviene sul territorio, ma anche per abuso d'ufficio o altri reati se eccedessero nello zelo e nella tutela chiudendo senza adeguati motivi un'area o un sentiero”
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TORINO. Un confronto per "una nuova legislazione, nuove regole e nuova cultura sull'andare in montagna" è ciò che Marco Bussone, presidente di Uncem (Unione nazionale comuni comunità enti montani) chiede in una lettera inviata oggi ai presidenti di diversi enti: Cai, Collegio nazionale delle guide alpine, Fondazione Dolomiti Unesco, Fondazione Courmayeur Mont Blanc e Fisi.
Un invito che scaturisce dopo la tragedia della Marmolada, e dalla decisione ormai di molti sindaci di interdire o limitare l'accesso a intere zone montane per questioni di rischio della pubblica incolumità: "lo fanno loro malgrado - scrive Bussone -, non certo alla leggera. Lo fanno per tutelarsi, e per evitare che la mancanza in Italia di autoresponsabilità individuale di chi sceglie di fare una cosa sostenendo la propria libertà, ricada su di loro".
Per l'Uncem "bisogna evitare tutto questo: dobbiamo lavorare - aggiunge il presidente - per nuove regole, formazione e cultura, a partire dalle scuole dell'obbligo. Ma anche le norme devono essere più chiare: bisogna tutelare la libertà individuale a vantaggio della libertà e della sicurezza di tutti. Anche dei sindaci, responsabili di quanto avviene sul territorio, ma anche responsabili per abuso d'ufficio o altri reati se eccedessero nello zelo e nella tutela chiudendo senza adeguati motivi un'area o un sentiero. O responsabili anche se qualcuno cade o si fa male scivolando sul ghiaccio nella piazza del paese. La prossima legislatura dovrà affrontare anche questi temi, con urgenza".