Il crollo sulle pareti di Cima Uomo, l'esperto: esclusi pericoli imminenti per gli escursionisti, i sentieri non sono vicini a quel punto
All'indomani del distacco sulla vetta vicino alla Marmolada, il dirigente del servizio geologico della Provincia, Mauro Zambotto, analizza anche la situazione più in generale: "Attivi oltre 50 monitoraggi di frane, specie situazioni vicine a centri abitati, e alcuni monitoraggi di tipo scientifico sullo stato del permafrost". E sottolinea: "La bellezza delle Dolomiti è il risultato di erosione e crolli
SOPRALLUOGO Caduti tra i 100 e i 200 metri cubi di roccia
IL FATTO Una massa si stacca da Cima Uomo sul versante nord
LA TRAGEDIA Marmolada, concluse la ricerche: trovati altri reperti delle 11 vittime
TRENTO. Una frana composta di materiale roccioso, diversa dunque da quell, tragica, che il 3 luglio scorso ha travolto numerosi escursionisti in Marmolda, uccidendone undici.
Quella caduta ieri pomeriggio, 16 agosto, da Cima Uomo, vetta che si trova a poca distanza dalla Marmolada, non ha coinvolto per fortuna nessuna persona e non ha danneggiato i sentieri dell'area, che si trova sul versante verso val San Nicolò.
Il dirigente del servizio geologico della Provincia, Mauro Zambotto, fa il punto in questa videointervista a cura di Leonardo Pontalti.
L'esperto spiega che entrambi i fenomeni rilanciano l'ipotesi che il surriscaldamento climatico possa favorire i distacchi, sia pure non da solo ma unito a una serie di concause, come le piogge, gli sbazi termici e altri fattori.
Zambotto spiega che sono allo studio i vari fattori che possono favorire i crolli, compresa l'esposizione delle pareti interessate, che in vari casi è verso sud.
Nell'evento di Cima Uomo, vetta di tremila metri che si trova lungo la corona di Costabella, sopra passo San Pellegrino, si tratta di un'area impervia, dove non passano sentieri ufficiali ma solo tracce praticabili lungo i ghiaioni.
"Le Dolomiti hanno queste peculiarità di bellezza morfologica, che comprende fattori come l'erosione e i crolli. Chi percorrere queste montagne si accorge che spesso ci sono frane ai piedi delle pareti, più o meno antiche e colonizzate dalla vegetazione. Siamo testimoni degli eventi attuali, che possano sembrare più frequenti, ma sono naturali, indotti da clima, piogge e arretramento del permafrost", osserva ancora Zambotto, in riferimento alla frana staccatasi su Cima Uomo, sulla Marmolada.
"La frana di ieri è difficile da stimare, perché si è sparsa come un velo sul terreno, ma non è superiore ai 200 metri cubi di roccia. Non si è trattato di un fenomeno particolarmente imponente. Altre frane, in zone meno frequentate, sono passate inosservate", ha aggiunto Zambotto.
Sul fronte della sicurezza, il dirigente ha escluso pericoli imminenti per gli escursionisti, data anche la mancanza di sentieri nei pressi della frana.
"Come provincia abbiamo 6.200 chilometri quadrati, di cui 70-75% in montagna. Non è facile controllare tutto il territorio. Attualmente, abbiamo oltre 50 monitoraggi di frane, in particolare in situazioni vicine a centri abitati, e alcuni monitoraggi di tipo scientifico sullo stato del permafrost", ha concluso Zambotto.