Deborah uccisa dal marito: in Trentino parte un appello "trasversale" per un impegno forte dei maschi contro la violenza sulle donne
«La violenza contro le donne non è una questione che riguarda altri. È un problema di noi uomini. È ora di prenderne atto. Riguarda mariti ed ex mariti, compagni che non lo sono più, parenti e amici che si rivelano aguzzini. Maschi incapaci di gestire la frustrazione di un abbandono, di accettare la libertà delle donne, di convivere con l’autonomia femminile e che senza alcuna giustificazione insultano, aggrediscono, picchiano, uccidono».
All'indomani del femminicidio di Cortesano, nel quale Deborah Saltori, 42 anni, è stata uccisa dal marito Lorenzo Cattoni, 39 anni (ora inn rianimaizone in ospedale dopo il tentato suicidio), arriva un appello politicamente trasversale contro la violenza sulle donne: lo firmano esponenti della politica, società civile, mondo economico, culturale e sindacale del Trentino.
Tra i primi firmatari, i segretari sindacali Grosselli, Alotti e Bezzi, il sindaco di Trento Ianeselli, il presidente della Provincia Fugatti e il suo predecessore Rossi, diversi consiglieri provinciali (qui sotto la lista).
«E non ci si può giustificare - prosegue l'appello, che sarà pubblicato sulla piattaforma Change.org per raccogliere altre adesioni - con l’incapacità di controllare la rabbia. Il problema è molto più profondo e affonda le sue radici in una società e in una cultura in cui la prevaricazione maschile, l’asimmetria della relazione, l’assenza della parità di genere sono fenomeni socialmente accettati. Siamo noi uomini gli attori di comunità che ancora oggi non riconoscono l’uguaglianza e la pari dignità tra uomini e donne e in modo più o meno esplicito sdoganano offese sessuali, insulti sessisti e fanno passare come normale un linguaggio che offende la dignità delle donne.
La brutale uccisione di Deborah, ammazzata dall’ex compagno, è solo l’ultima in un elenco drammatico di violenza di fronte a cui dobbiamo sentirci chiamati in causa in prima persona.
E non bastano più parole di circostanza. Dobbiamo sentirci responsabili di non aver educato i nostri figli alla cultura del rispetto e non aver sostenuto le nostre figlie, amiche, compagne nella loro lotta per l’uguaglianza, per essere rimasti in silenzio di fronte a parole e azioni che feriscono e uccidono.
Noi uomini, mariti, figli, padri, giovani e anziani, siamo chiamati ad una netta assunzione di responsabilità pubblica, una presa di coscienza e un’azione a fianco di tutte le donne per costruire da oggi, ciascuno di noi nella propria dimensione privata e nell’esercizio del proprio ruolo sociale, una società trentina che condanna la violenza di genere, che si impegna a fianco delle donne per costruire una cultura del rispetto delle differenze.
Servono condanne, ma serve soprattutto che noi uomini agiamo dentro le nostre famiglie, sui luoghi di lavoro, nei luoghi della politica e dell’informazione, nelle aule legislative e nei tribunali per costruire una svolta nei comportamenti di ciascuno di noi. Serve fare educazione alle pari opportunità e contro la violenza sulle donne in tutte le scuole.
Le nostre mani non siano più armi, ma strumenti per costruire una società in cui la parità e il rispetto tra i generi diventino realtà ogni giorno».
PRIMI FIRMATARI
Walter Alotti
Andrea Grosselli
Roberto Simoni
Giuseppe Bertolini
Franco Ianeselli
Paolo Silvestri
Alessandro Betta
Andrea La Malfa
Alex Marini
Giorgio Tonini
don Cristiano Bettega
Fausto Manzana
Guglielmo Valduga
Michele Bezzi
Andrea Miniucchi
Paolo Zanella
Piergiorgio Bortolotti
Luca Oliver
Luca Zeni
Mario Bortot
Alessandro Olivi
Matteo Borzaga
Roberto Oss Emer
Paolo Collini
Enrico Paissan
Emanuele Corn
Massimiliano Pilati
Lorenzo De Preto
Carlo Plotegher
Beppe Ferrandi
Mauro Previdi
Maurizio Fugatti
Ugo Rossi