Si stacca un ghiacciaio dell'Himalaya, ondata di piena, si temono 150 morti

Un boato, e un costone del ghiacciaio himalayano Nanda Devi si è staccato precipitando in una gola dello stato settentrionale indiano dell’Uttarakhand. Alle 11.00 ora locale l’enorme massa d’acqua che si è sollevata in pochi secondi dai fiumi Alaknanda e Dhauliganga insieme a rocce e detriti ha travolto una diga, due centrali elettriche, ponti e strade.

Si rischia una strage: i morti accertati, con i corpi recuperati dai soccorritori, sono sette. «Il numero effettivo non è stato ancora confermato» ma ti teme che i morti siano tra i 100 e i 150, ha detto il segretario capo dell’ Uttarakhand, Om Prakash. Secondo varie fonti i dispersi sarebbero tra i 150 e i 200. Nessuno sa con esattezza quante persone si trovassero nelle due centrali e quante lungo i fiumi, due affluenti del Gange, a raccogliere legna, o a lavorare. E sono spaventosi i video girati da chi si trovava sulle alture della gola nel momento della tragedia, rimbalzati e condivisi sui social, ripresi dai siti dei maggiori media del mondo.

I soccorsi sono scattati immediatamente con l’impiego di squadre della polizia e dell’esercito, aerei ed elicotteri militari. Una trentina di lavoratori sono rimasti intrappolati in un tunnel lungo 900 metri della centrale elettrica di Tapovan e alcuni sono stati salvati. Ma attorno alle 22.00 locali le operazioni sono state interrotte a causa dell’innalzamento del livello dell’acqua, ha fatto sapere il Press Information Bureau dello stato.

Un’ allerta per un nuovo innalzamento dell’acqua del fiume Dhauliganga, nel distretto di Chamoli, è stato diramato in serata. Avvertendo le popolazioni di tenersi lontane dalle rive e dalle zone più pianeggianti. Anche il vicino stato dell’Uttar Pradesh, il più popoloso dell’India, ha messo in allerta le sue aree lungo il fiume.

Intanto squadre di personale specializzato per le ricerche sono state trasportate in aereo da Delhi a Dehradun, capitale dello stato, e all’alba di domani mattina saranno trasferite, sempre in aereo nelle località colpite, a quanto riferito dal comandante Indranil Nandi dell’Indian Air Force.

«L’India è con l’Uttarakhand e la nazione prega per la sicurezza di tutti» ha twittato il premier Narendra Modi sottolineando di monitorare la situazione costantemente e di essere i contatto continuo con le autorità locali. «Piena solidarietà» all’India a nome della Francia è stata espressa dal presidente Emmanuel Macron che ha espresso vicinanza ai dispersi e alle loro famiglie.

Domani due squadre di glaciologi si recheranno nelle aree colpite per cercare di verificare le cause del disastro in una zona la cui fragilità ambientale è ben conosciuta. E ripetutamente molti esperti hanno chiesto di fermare i grandi progetti idroelettrici nell’area. «Questo disastro richiede ancora una volta un serio esame della frenesia della costruzione di dighe idroelettriche in questa regione eco-sensibile», ha detto Ranjan Panda, un volontario del Combat Climate Change Network che si occupa di questioni relative all’acqua, all’ambiente e al cambiamento climatico. E Uma Bharti, ex ministro indiano delle risorse idriche ha ricordato su Twitter che quando era ministro, in considerazione della sensibilità dell’ecosistema himalayano, aveva chiesto di «non realizzare progetti energetici sul Gange e sui suoi principali affluenti».

Nel giugno del 2013 ci furono almeno 6 mila morti nello stato dell’Uttarakhand a causa di quello che venne soprannominato «tsunami himalayano»: violenti monsoni che provocarono frane e inondazioni, spazzando via interi villaggi, strade ponti. Tra i morti molti fedeli indù in pellegrinaggio alla sorgente del Gange.

Il video (TWITTER OSAMA BIN JAVAID)

 

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