Ecco il Wwoof: la condivisione tra agricoltura e vita familiare

Undici aziende in Alto Adige, diciotto in Trentino, e una settantina di «wwoofer», gli ospiti viaggianti. Sono i numeri regionali dell’associazione Wwoof Italia, che nei giorni scorsi ha tenuto la propria assemblea annuale presso l’azienda «Parco Doss del Rastel», a San Cristoforo, sul lago di Caldonazzo.
 
Se chiedete a chi ne fa parte che cos’è il Wwoof, la risposta più frequente sarà probabilmente questa: il Wwoof è prima di tutto condivisione. Condivisione del lavoro, della fatica, del sapere e delle conoscenze agricole; ma anche della vita familiare, delle emozioni della natura, delle abitudini e delle buone pratiche. Insomma, la condivisione di un tratto di strada.

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Come funziona? Il Wwoof raccoglie piccole aziende agricole, caratterizzate da metodi naturali di produzione, disposte ad accogliere dei volontari, i «wwoofers», i quali contribuiscono, con il loro lavoro e le loro competenze - non necessariamente legate all’agricoltura - non solo e non tanto alla produzione agricola, ma soprattutto allo sviluppo dell’azienda che li accoglie sotto molteplici punti di vista. Non a caso lo statuto dell’associazione prevede, tra le proprie finalità, «la diffusione di idee e di pratiche per un sano equilibrio fra l’uomo e la natura».
 
Non è, insomma, un modo per far incontrare domanda e offerta di lavoro, come peraltro succede per altre realtà come «Working Away» o «Helpx». Ma è qualcosa di più: uno scambio tra soci «per promuovere lo sviluppo dell’agricoltura naturale come scelta di vita». Non una scorciatoia che nasconde forme di lavoro nero, non un modo economico per viaggiare e fare le vacanze.
 
Nella pratica, i «wwoofers» garantiscono un impegno giornaliero che può riguardare le attività più diverse legate alla vita dell’azienda e della famiglia ospitante, che a sua volta mette a disposizione l’ospitalità, non limitata al mero vitto e alloggio.
 
In Italia oggi abbiamo 731 fattorie iscritte all’associazione e circa 5mila wwoofers, duemila dei quali sono italiani, e con una crescita di circa il 10% annuo.
 
«Le aziende del Wwoof - spiega Elisabetta Monti, titolare dell’azienda agricola biologica La Fonte a Mezzomonte di Folgaria e coordinatore regionale del Wwoof - sono oggi connotate come centri educativi che sviluppino progetti per la diffusione di idee e pratiche per un sano equilibrio tra l’uomo e la natura. Le aziende agricole, soprattutto quelle molto piccolo, hanno sempre bisogno di aiuto, e i ragazzi hanno voglia di imparare: il Wwoof è un bell’incontro tra queste due necessità».

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