La grappa alla frutta non piace più Torna in voga la «sgnapa»
Torna in voga la "sgnapa", tradizionale frutto dell'arte distillatoria trentina ottenuta da vinacce miste locali, mentre vanno nel dimenticatoio le grappe alla frutta. Quelle bottiglie con la pera Williams in sospensione non sembrano infatti attirare più i neofiti della grappa".
A dirlo, in un incontro a Roma promosso dall'Istituto tutela Grappa del Trentino, è Giuliano Pisoni, ingegnere prestato al mondo della distillazione nella sua storica azienda familiare con sede a Pergolese (Trento). "Il consumatore di grappa trentina, spesso una donna, è sempre più acculturato - ha detto Pisoni - e chiede dapprima grappa da monovitigno (uve Teroldego, Nosiola e Marzemino) e da ultimo la tradizionale "sgnapa" ma d'autore, firmata cioè da un distillatore di fiducia.
Prevale quindi la mano, e lo stile del singolo produttore sulla materia prima, le vinacce da uve tipiche, che in Trentino si dà per scontato siano di qualità. Il mercato insegue cioè l'arte distillatoria, non tanto il singolo vitigno come invece avviene per i vini monovarietali" ha sottolineato Pisoni. Un mercato che "è sempre più estero" hanno sottolineato il presidente dell'Istituto Beppe Bertagnolli con Stefano Marzadro. "Negli Usa - ha sottolineato ancora Pisoni - è la grappa trentina ad aver aperto il mercato del vino Trentodoc. Per i giovani, tuttavia, è quasi impossibile aprire una distilleria. È un settore schiacciato dal fisco e dagli oneri burocratici tra depositi fiscali e accise, oltre ad essere tradizionalmente rappresentato da aziende familiari. La formazione poi è ardua: negli istituti tecnici non si studia la distillazione, e solo nell'istituto di San Michele all'Adige si fa qualche cenno alla produzione di grappa nei programmi scolastici".