Prestiti agevolati dalla Caritas: a richiederli sono molti italiani
Anche a Trento sono sempre di più le famiglie in crisi
Le famiglie italiane che, nel corso del 2014, si sono rivolte agli sportelli della Caritas trentina per richiedere un finanziamento, hanno superato, in numero, quelle di origine straniera. Per di più, i criteri per l'accesso a prestiti agevolati di piccoli importi iniziano ad essere insostenibili per la maggior parte delle persone in difficoltà, strette tra mancanza di lavoro e aggravarsi della crisi economica. Il dato è emerso nella mattina di ieri in occasione della presentazione del rapporto annuale relativo al progetto Credito solidale, attivato dall'ente pastorale diocesano per aiutare, con piccole somme da restituire nell'arco di tre anni, chi non può accedere ai normali servizi di prestito bancario. Stando a quanto reso noto dai responsabili della Caritas, la casa rimane la prima fonte di spesa per i nuclei famigliari, nonché lo scoglio principale in caso di restrizioni economiche.
«Lo scorso anno - ha specificato Federica Rubini, dell'ufficio di promozione e sensibilizzazione della Caritas - abbiamo riscontrato un netto calo delle richieste di finanziamento, in ragione del venire meno dei requisiti minimi per l'accesso al credito solidale. Di fatto, le persone in stato di bisogno spesso non erano nemmeno nelle condizioni per poter richiedere un prestito ai nostri sportelli, perché prive di una fonte di reddito stabile derivante da attività lavorativa oppure da un qualche ammortizzatore sociale».
Secondo il rapporto, nel 2014 sono stati finanziati da parte del servizio di credito cinquantasette prestiti, per un ammontare complessivo pari a 109mila euro. Complessivamente, il 55% delle istanze presentate proveniva da cittadini italiani, mentre il rimanente da stranieri. Agli sportelli della Caritas si sono rivolte in tutto 117 persone, il 42% in meno rispetto a quanto registrato nell'anno precedente.
«Quasi il 90 per cento delle istanze pervenute - ha aggiunto Rubini - è stata dettata dall'impossibilità di sostenere i costi fissi per la casa (affitti, bollette, spese condominiali e caparre). In diversi casi abbiamo finanziato famiglie alloggiate in case Itea, oppure abbiamo aiutato chi non riusciva a pagare la bolletta energetica. Il 65% dei richiedenti viveva con i propri figli». Il progetto solidale, volto ad aiutare economicamente persone considerate «non bancabili», è reso possibile da un fondo di garanzia di 200mila euro. Da quando è stato attivato, nel 2009, sono stati erogati 347 prestiti, per un ammontare di 600mila euro. Il finanziamento solitamente consiste in una cifra compresa tra i 500 ed i 3.000 euro da restituire in 36 mesi, con interesse fisso del 2,5%; i requisiti per l'accesso prevedono un reddito minimo sicuro. Considerata la sua rilevanza sociale, il progetto di credito è stato rinnovato ieri, alla presenza dell'arcivescovo di Trento Luigi Bressan, del direttore della Caritas Roberto Calzà e degli esponenti di alcuni istituti di credito cooperativo trentini, patrocinatori dell'iniziativa.