Farmaco con nanoparticelle cura le metastasi: test sui topi
Messo a punto un farmaco composto da nanoparticelle in grado di penetrare direttamente nelle metastasi causate dal cancro al seno in organi come polmoni e fegato, distruggendole. Il nuovo nanofarmaco è stato sperimentato al momento su topi, con risultati definiti "sbalorditivi", tanto che si punta ad avviare i test sull'uomo il prossimo anno.
La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Biotechnology, è frutto del lavoro di un team di ricercatori dello Houston Methodist Research Institute, guidati da Mauro Ferrari, uno dei maggiori esperti di nanotecnologie in medicina a livello mondiale. Il nuovo nanofarmaco (iNPG-pDox), spiega Ferrari all'Ansa, "si dimostra capace di curare completamente le metastasi polmonari ed al fegato in modelli animali, ovvero in topi con tumore al seno. Circa il 50% delle cavie raggiunge infatti la completa guarigione, con un equivalente umano di oltre vent'anni di vita senza evidenza di tumore residuo".
Un risultato "importantissimo - sottolinea Ferrari, presidente del Methodist Institute e primo autore dello studio - alla luce del fatto che non ci sono terapie attualmente disponibili per i tumori metastatici, di origine mammaria o di qualsiasi altra origine".
L'obiettivo è dunque iniziare i test sull'uomo nel 2017: "Non farei mai promesse eccessive alle migliaia di malati di cancro, ma i risultati sono sbalorditivi - rileva l'esperto -. Stiamo parlando infatti della possibilità di arrivare alla cura dei tumori metastatici". La mortalità per cancro è spesso dovuta a metastasi difficilmente aggredibili dai farmaci: la nuova tecnologia messa a punto, spiega Ferrari, "permette invece, grazie all'utilizzo di nanoparticelle, di trasportare il farmaco fino al cuore delle cellule cancerose delle metastasi. Il farmaco attivo viene dunque rilasciato solo all'interno del nucleo della cellula metastatica, superando i meccanismi di resistenza ai farmaci messi in atto dalle stesse cellule del cancro. Con questa strategia si riesce effettivamente ad uccidere il tumore".
Il risultato è che il 50% dei topi trattati non presentava più tracce di metastasi dopo 8 mesi: "Ciò è l'equivalente nell'uomo di circa 24 anni di sopravvivenza a seguito di un tumore in stadio metastatico", precisa lo specialista. Se i test sull'uomo "confermeranno anche una frazione di questo tempo di sopravvivenza registrato sul modello animale - commenta Ferrari - ciò vorrebbe ancora dire poter estendere il tempo di vita di molti anni in una popolazione di pazienti per cui, al momento, non esistono cure davvero efficaci". I ricercatori sono fiduciosi che il nuovo farmaco potrà rivelarsi efficace anche nella cura delle metastasi ai polmoni dovute ad altri tipi di tumore, oltre che nella cura dei tumori primari al polmone.