Rifugiati e Chiesa «Non abbiate paura»
In questa Pasqua, alla «gioia immensa per il Risorto», si unisce il «dolore inesprimibile per uno dei fenomeni più drammatici e complessi della modernità: quello dei rifugiati, degli sfollati e dei richiedenti asilo».
Lo afferma sulle pagine dell’Osservatore Romano il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, scelto quest’anno da papa Francesco come autore delle meditazioni per la Via Crucis di ieri sera al Colosseo, per il quale l’emergenza-profughi rappresenta «un’occasione irripetibile per costruire l’identità europea». Il problema profughi è «drammatico - dice Bassetti - per le durissime condizioni di vita di quei circa 60 milioni di uomini e donne in fuga dalla propria casa, complesso perché si scontra con un sentimento profondo dell’animo umano: la paura. La paura del diverso, dello straniero, del migrante».
Per il cardinale di Perugia, i campi dei rifugiati sembrano rappresentare «l’emblema doloroso di una Pasqua incompiuta», mentre «la strada del calvario sembra non essere ancora finita». «Le condizioni in cui si trovano a vivere questi esuli assomigliano molto di più a un inferno - osserva - che a un lembo di paradiso. Le notizie che arrivano dai campi dei rifugiati in Grecia, da Lesbo o da Idomeni, sono spaventose. Una distesa di fango e disperazione ai margini dell’Europa. Una distesa di miseria e dolore in bilico tra l’indifferenza e molte parole al vento».
Ed è proprio la Pasqua, esorta il porporato, che «ci invita a passare dalle parole ai fatti. Ci esorta a prendere cura degli ultimi. Ci invita ad agire. Soprattutto per un’Europa che sembra sempre più in difficoltà, stretta tra una crisi economica infinita e una profonda crisi di valori». «E allora - aggiunge - quale miglior momento di questo per costruire concretamente un’Europa diversa, solidale e più umana? Quale migliore momento per dare un significato forte al volontariato internazionale? Quale migliore momento per le popolazioni europee - ma non solo per loro - di andare in soccorso verso chi è sofferente nei campi dei rifugiati e riscoprire, in questo modo, anche l’anima profonda e l’identità dell’Europa?».