L'arte spiega l'emicrania in 500 opere organizzate in un sito dall'Università di Leicester
L’emicrania era già conosciuta nel Medioevo, con le prime descrizioni dei sintomi nel tredicesimo secolo, eppure solo in anni recenti il problema, che colpisce una persona su sette al mondo, è stato di nuovo «accettato» come malattia, e ancora è spesso sottostimato e ignorato. Per cercare di sensibilizzare chi non l’ha mai avuta, oltre che aiutare chi, soprattutto i bambini, non riesce a descriverla, è on line una raccolta di oltre 500 opere d’arte sul tema, realizzata dall’Ong Migraine Action e dall’università di Leicester.
La collezione, disponibile a tutti gratuitamente al sito migraineart.org.uk, contiene opere di stili diversi, di artisti internazionali affermati o di semplici cittadini, che coprono tutte le caratteristiche della malattia sia per gli adulti che per i bambini. Si possono trovare descrizioni di come la vista viene offuscata, o metafore per descrivere il tipo di dolore che si prova.
La raccolta è frutto di un progetto dell’università di Leicester, coordinato da Katherine Foxhall. «La nostra speranza - spiega sul sito dell’iniziativa - è che questo sito diventi una risorsa utile per le persone con emicrania e per le loro famiglie, così come per i neurologi, gli operatori sanitari e dell’educazione, gli studenti e gli stessi artisti. In particolare speriamo che possa aiutare i bambini con l’emicrania, e chi li accudisce, per sapere di più di questa malattia comune ma spesso fraintesa».
Dopo essere stata presa molto seriamente per vari secoli, spiega Foxhall, che dal 2011 studia la storia della malattia, in un articolo su The Conversation, l’emicrania è diventata "ridicola" nel 1700, con la comparsa di alcuni personaggi teatrali grotteschi come «Le Sieur Francois de Migraine, Docteur en Medicine» e delle prime descrizioni del problema come di una «turba femminile», anche per il fatto che i due terzi dei pazienti sono donne. Per un lungo periodo l’emicrania era qualcosa su cui scherzare, che colpiva soggetti particolari soprattutto donne. A partire dagli anni ‘80 i pazienti sono riusciti a «rialzare la testa», come testimoniano anche le opere d’arte sul sito. «La cosa sorprendente - afferma l’esperta -, è la frequenza con cui elementi come frecce, martelli, luci, bagliori e disorientamento appaiono in queste opere d’arte, gli stessi usati da poeti medievali e medici che discutevano della malattia mille anni fa».