Dal liceo Prati a Hollywood Defant, una vita americana Guarda il video
Silvio Defant: da Trento agli Stati Uniti. 23 anni e tanta voglia di provarci
Sei anni fa l’Adige gli dedicò un servizio sulla sua esperienza di «exchange student» negli Stati Uniti. Silvio Defant era iscritto al liceo classico Prati. Mentre si trovava negli Usa teneva un diario online in cui raccontava le sue giornate a stelle e striscie. A Trento lo seguivano amici e famiglia. Trascorso l’anno di studio, ha deciso che la sua vita sarebbe stata una vita americana. Oggi, a 23 anni, vive in California e fa l’attore.
Defant The Kid è cresciuto. Ha girato una pubblicità per una nota marca che si potrà vedere anche in Italia tra poco e sta lavorando a un film che uscirà nelle sale il 12 aprile, dal titolo provvisorio: «Of Everything that Stands».
Silvio, ti avevamo lasciato «studente del liceo Prati» impegnato in un soggiorno studio negli Usa. Cosa è successo?
«Non sono più tornato, se non per le vacanze. Sono stato fortunato perché sono riuscito a diplomarmi in America e allo stesso tempo a fare tutto l’iter per essere accettato da un’università americana. Così ho deciso di iscrivermi all’Università del Minnesota, dove ho avuto l’opportunità di conseguire una doppia laurea in Lettere Inglesi ed Arti Teatrali. Dopo due anni in Minnesota ho vinto un concorso per andare a lavorare e a studiare alla California State University Northridge, che si trova appena fuori Los Angeles. Là ho trascorso un anno e, frequentando molti corsi di cinematografia, ho imparato molto riguardo il mondo dei film. Alla fine di quell’anno scolastico sono tornato in Minnesota dove sono riuscito a laurearmi un semestre in anticipo. Il giorno dopo la laurea ho fatto i bagagli, li ho messi in macchina e ho attraversato, ormai per la terza ed ultima volta, gli Usa, fino ad arrivare di nuovo a Los Angeles. I primi mesi sono stati duri e ci è voluto un po’ per ingranare nella vita lavorativa post-universitaria. Dopo qualche lavoretto qua e là, ora finalmente sono un attore a tempo pieno a Hollywood».
Sono deciso a proseguire questa carriera ed a tagliare i traguardi che mi aspettano davanti a me. Primi tra tutti, recitare in un blockbuster e una serie tv. Poi vorrei produrre, dirigere e lavorare su progetti di mia creazione e possibilmente portarli nel nostro Belpaese
Fai l’attore e ora vivi a Los Angeles: la tua vita sembra essere quella che una buona fetta dei tuoi coetanei, non solo italiani, vorrebbe avere. Come sono i giorni da attore?
«Ogni giorno è diverso dal precedente. Gli orari dell’attore professionista cambiano spesso in base alle audizioni, il progetto su cui si sta lavorando, oppure a che punto in carriera ci si trova. Ho passato quasi tutte le giornate dei primi mesi guidando da una parte all’altra di Los Angeles facendo audizioni di tutti i tipi, da piccoli progetti cinematografici studenteschi a video per reti straniere. Da qualche mese a questa parte ho trovato un agente, il che vuol dire ruoli migliori, ben pagati, e meno audizioni. Più avanti si va e più ci si fa un nome in quest’industria, si arriva a non dover neanche più fare audizioni, ma ad essere direttamente richiesti per un ruolo specifico grazie alla notorietà professionale. Spesso nei primi anni di questo cursus honorum ci sono alcuni giorni in cui si può solo aspettare, senza un’audizione od una chiamata, ed altri dove la richiesta è tale da dover rinunciare a qualcosa. Per alcuni può essere spaventoso non avere la sicurezza di poter andare tutti i giorni nello stesso ufficio sapendo di poter lavorare dalle ore X alle Y, ma allo stesso tempo è una sfida che come ha attratto me, attrae migliaia di persone da tutto il mondo».
Come e dove ti vedi tra cinque o dieci anni?
«Sono deciso a proseguire questa carriera ed a tagliare i traguardi che mi aspettano davanti a me. Primi tra tutti, recitare in un blockbuster e una serie tv. Poi vorrei produrre, dirigere e lavorare su progetti di mia creazione e possibilmente portarli nel nostro Belpaese».
A Trento ritorni? Quando? E noti delle differenza ad ogni tuo ritorno?
«Tornerò quest’estate per un mese o poco più. Sono stato a casa per le vacanze di Natale dopo quasi 5 anni che non tornavo. Francamente non trovo molte differenze, se non il piacere stesso di scoprire che poco o niente è cambiato. È proprio questo piacere che fa la differenza. Mi sembra che solo adesso, tornando a casa, io riesca ad apprezzare molte piccole cose che avevo dato per scontate crescendo: dalla stupenda polenta della mamma, alla bellezza immensa di Piazza del Duomo, dai supermercati che chiudono alle 7 di sera, alle montagne innevate».
Com’è l’Italia vista dagli Stati Uniti?
«Naturalmente si legge sui giornali dell’economia preoccupante e del problema immigrazione, ma per nostra immensa fortuna, la cultura, la bellezza ed i sapori italiani sono sempre i primi pensieri nelle teste degli americani. L’Italia è vista come una località esotica: la storia e arte italiana vengono studiate nelle scuole e i nostri sapori copiati da molte catene di ristoranti, ma chi può dire di essere stato in Italia racconta di storie simili a quelle delle fiabe».
Che dicono in famiglia della tua vita americana?
«Sono contenti. Certo a volte la lontananza è dura, ma tra videochiamate quasi tutti i giorni e una vacanza, io in Italia o loro qui in America quando si può, ce la si fa. E poi il loro figlio sta avendo un discreto successo facendo quello che gli piace fare. Non è quello che un genitore vorrebbe?»
Più progetti, film, cortometraggi e pubblicità si fanno, più si conoscono persone che ti possono aiutare a trovare nuovi ruoli, agenti, sponsor, ecc.. È un sistema con basi meritocratiche dove davvero chiunque può entrare, ma più si va avanti più diventa importante avere delle conoscenze
Come sono stati gli inizi nel mondo del lavoro?
«Contemporaneamente ho lavorato dando lezioni come tutor. Ho fatto il cameriere in un ristorante, il manager di un condominio in campus e pure il carpentiere. Quando mi sono trasferito a Los Angeles ho lavorato all’aeroporto per qualche mese, facendo traduzioni ed assistenza clienti. Da sei mesi a questa parte però riesco a mantenermi solamente con la recitazione».
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La passione per il teatro e il cinema è aumentata nel tempo?
«Sono cresciuto guardando film e serie tv americane e certo, come tanti, ho sognato di fare l’attore, ma per molto tempo non è sembrato un sogno concreto. L’ho sempre visto come un mondo lontanissimo, quasi irraggiungibile. Il teatro però mi è sempre piaciuto e sul palco me la cavavo piuttosto bene. Poi, con il mio anno di studio qui negli Usa, ho iniziato a studiare recitazione: qui il teatro si studia dalle elementari alle superiori. Poi un altro passo e all’università mi hanno dimostrato che la recitazione può essere qualcosa di più che solo un hobby. Un altro passo e sono arrivato a Los Angeles: non era più un sogno lontano o solo una passione, ma qualcosa di concreto a cui sono bravo, che mi diverte e che mi permette di pagare l’affitto».
Ma cosa deve fare un attore per ottenere una parte in una produzione televisiva o cinematografica?
«A Los Angeles quasi tutti iniziano dallo stesso punto: zero. Ci sono due o tre siti internet sui quali molti direttori di casting cercano attori per audizioni. Ci si crea un profilo, con foto e curriculum e, se chiamati, si procede con l’audizione. Da lì dipende tutto da bravura, look, e fortuna, in base al progetto, una più dell’altra. Più progetti, film, cortometraggi e pubblicità si fanno, più si conoscono persone che ti possono aiutare a trovare nuovi ruoli, agenti, sponsor, ecc.. È un sistema con basi meritocratiche dove davvero chiunque può entrare, ma più si va avanti più diventa importante avere delle conoscenze».
Guarda Silvio Defant in VIDEO:
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L'intervista integrale a Silvio Defant la trovate in edicola.
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