Una marcia a quattro zampe contro i bocconi avvelenati
La più piccola è Maya, un incrocio tra jack russell e chihuahua. I più grandi certamente i sei pastori del bernese con il collare marchiato con la bandiera svizzera. Ma sono stati un centinaio i cani – e altrettanti i loro proprietari – che hanno sfilato silenziosamente e compostamente dal Parco delle Albere a Via Belenzani ieri pomeriggio. Ritrovo alle 15 nell’ampia area verde al centro del quartiere, accarezzato dai primi tepori primaverili. Poi la tranquilla passeggiata di mezz’ora con i propri «quattro zampe» attraverso Passaggio Clementel, Via Sanseverino, Via Verdi e Piazza Duomo. In Via Belenzani il gazebo dei veterinari e un meritato «pit stop» per dissetare gli scodinzolanti amici a quattro zampe.
Una passeggiata allegra ma organizzata per sensibilizzare la cittadinanza sul delicato tema dei bocconi avvelenati che sempre più spesso vengono lasciati in aree pubbliche, giardini, boschi suburbani. Ornella Dorigatti, responsabile della sezione trentina dell’Oipa (l’Organizzazione internazionale per la protezione degli animali), inquadra subito il problema: «In Trentino ci sono circa novemila cani registrati all’anagrafe canina e con regolare microchip. Ce ne sono sicuramente altri non registrati. La piaga dei bocconi avvelenati nasce da persone che non amano gli animali e che non si rendono conto di mettere a rischio non solo la vita dei cani, ma anche di creare un pericolo per i bambini che giocano nelle aree verdi, e per l’ambiente. Non dobbiamo dimenticare, però, che anche tra i proprietari di cani ci sono i maleducati. Quelli che non raccolgono le deiezioni canine, che non riescono a tenere a freno certi comportamenti dei loro amici a quattro zampe. E questo provoca risentimento e azioni sconsiderate». I bocconcini di carne contengono spesso insetticida, topicidi, veleni chimici, antigelo.
«Ma anche chiodi e schegge di vetro – aggiunge Ornella Dorigatti – come nel caso del cane Otty, ucciso due anni fa in un giardino privato di Trento». «Una questione inqualificabile di inciviltà e malcostume – conferma l’assessore comunale Andrea Robol – che possiamo risolvere insieme con l’educazione e il rispetto reciproco».
Le segnalazioni più recenti di bocconcini avvelenati arrivano soprattutto da Gardolo, Lavis, Levico e dalle frazioni del perginese. Nei boschi pare che alcuni bocconi avvelenati vengano lasciati anche per paura dei grandi carnivori che stanno ripopolando le Alpi trentine: orsi, lupi e linci. «Io sono di Baselga del Bondone – racconta Anna, in corteo con Michele e il cagnolino Ottavia, razza Shih tzu – e so di amici che con i loro cani si sono imbattuti in bocconi sospetti. Va a finire che si tiene il cane sempre al guinzaglio».
La tecnologia aiuta: i gruppi WhatsApp, facebook e l’App Shelly, messa a punto dai trentini Andrea Bolner e Gianluca Caliari, tengono all’erta i proprietari di cani segnalando e localizzando tempestivamente bocconi sospetti.
Presenti al corteo anche Tania Anesi, vicepresidente della Lega del cane, con le volontarie del canile di Trento (entro l’anno l’atteso trasferimento da Via Bettine alla Vela), e l’associazione Zampa Amica (con Katia Bertoldi e Paolo Zanlucchi) specializzata in pet therapy.
Elisabeth di Piedicastello, con la sua Tess, un galgo spagnolo, racconta: «Non c’è solo il problema degli avvelenamenti. L’ho adottato due anni fa. Sono cani da caccia velocissimi. Vengono prematuramente soppressi anche con morti lente e dolorose che ricadono in antichi e crudeli rituali iberici».
A conclusione dell’iniziativa, in Piazza Duomo i balli e le danze hip hop di una quarantina di ragazzi tra i dieci e i diciott’anni del gruppo Artedanza, con le coreografie di Giulia Primon.