Atleti wheelchair e minori detenuti: tutti in meta con il rugby
I ragazzi dell’Istituto Minorile Beccaria sono andati ‘in meta’ insieme agli atleti Wheelchair della Polisportiva Milanese. Sabato 23 marzo presso il Centro Sportivo G.B Curioni si è giocata una partita fuori dal comune, ma con la stessa aria che si respira sempre in questo campo da rugby affacciato sull’Idroscalo a Milano. Un’allegra giornata di sport, con tanto pubblico, con le famiglie, gli amici e il Terzo Tempo.
L’idea dell’allenatore/educatore Valerio Savino è stata accolta con entusiasmo dalla direttrice del carcere Cosima Buccoliero e realizzata con la collaborazione dell’educatrice Angelina De Luca e degli allenatori della Polisportiva Milanese.
«Chi ha commesso un errore non è da escludere, ma da includere. Toccare con mano un’altra realtà come quella dei ragazzi in sedia a rotelle è vita, è vita per lo sport, è vita per il nostro Club e per la società attuale» così ha commentato il Presidente di Rugby Milano Sergio Carnovali a margine dell’evento, un’occasione di confronto, dove ognuno con le sue specificità e il suo vissuto porta un contributo, ognuno si sente chiamato alla responsabilità, a partire dalle proprie possibilità, di co-costruzione della comunità.
«Il rugby ci permette di insegnare la gestione dell’aggressività e il riconoscimento dell’autorità - spiega Savino che da 10 anni porta la palla ovale in carcere con il progetto Beccaria - che poi sia un buon modo di dare energia e ‘chimica’ buona al corpo i ragazzi lo capiscono da soli, semplicemente allenandosi».
E così Rugby Milano ha scelto di dedicarsi ai progetti sociali, portando la palla ovale e i suoi allenatori e giocatori nelle realtà critiche, sul territorio, in città. Ne sono conseguite una serie di sfide, che oggi coinvolgono il carcere di San Vittore, quello di Bollate, oratori, centri di aggregazione e scuole di periferia con il più alto tasso di abbandono, ma tutto è partito nel 2008 dall’Istituto Beccaria. «Coinvolgere giovani detenuti in un gioco di squadra che è anche sport di combattimento basato sulla gestione dell’aggressività e su un sistema di regole sia tecniche sia etiche, 11 anni fa era una frontiera con cui pochi si erano misurati. Il progetto ha offerto risultati entusiasmanti in termini di contributo alla rieducazione, nel 2012 il Club ha realizzato un documentario - “All Bec, il senso di una meta”- vincitore dell’International Sport Film Festival e oggi ci spingiamo oltre. Vogliamo collaborare all’obiettivo che hanno gli educatori di inserimento dei giovani nella società, passa attraverso l’assunzione di responsabilità, il confronto con gli altri e la collaborazione nel costruire un pezzetto migliore di mondo».