Influenza e raffreddore I consigli utili della pediatra
È iniziato da qualche giorno quel periodo dell’anno in cui nelle case, sul tavolo da pranzo o sul mobile in cucina, inizia a comparire una serie di oggetti: pacchetti di fazzoletti, vasetto di miele, macchina per l’aerosol, bottiglietta dello sciroppo, unguenti balsamici e molto altro ancora. È il periodo, infatti, di influenze, raffreddori, mal di gola. “Mali di stagione” li definiamo solitamente, semplificando e, in un certo senso, banalizzando. Per quanto riguarda chi ha bambini piccoli si tratta anche del periodo più brutto dell’anno, perché il contagio è spesso dietro l’angolo.
A fare un punto della situazione, con una serie di consigli utili, è la dottoressa Marta Betta, che è anche segretaria provinciale della Federazione italiana medici pediatri.
Dottoressa, è iniziato il periodo dei cosiddetti “mali di stagione”.
Esattamente. Ma chiariamo subito che anche quest’anno non è stata trovata una soluzione per debellare il raffreddore. E il rimedio migliore resta il “pazientil”, ovvero avere molta pazienza: è efficace. Comunque si tratta di un problema che riguarda soprattutto i piccoli, diciamo sotto i 6 anni, con una sottoclasse tra gli 0 e i 3 circa, per i quali si va oltre i sette giorni canonici.
Perché i più piccoli soffrono di più?
Solitamente sotto l’anno i bimbi non riescono a respirare se non con il naso, e quindi quando si chiude per loro il disagio è enorme. Inoltre non riescono a fare colpi di tosse efficaci e a soffiare il naso. I bambini vengono chiamati “mocciosi” per via del moccolo al naso: questo accade intorno ai tre anni, mentre prima li vediamo con il naso pulito, perché tutto va in gola proprio per le difficoltà a espellere.
Ma la “colpa” è del caldo e del freddo, con l’esigenza di vestirsi a “cipolla”?
Credo che la questione delle temperature andrebbe un po’ sminuita. Il contagio avviene perché d’autunno e d’inverno si resta chiusi nella stessa stanza, al nido o alla materna, ma anche negli uffici. E qui basta un metro di distanza, non occorre un bacio: inoltre va sottolineato che la contagiosità non si ha nel momento del sintomo, ma prima. Per capirci, dire al bimbo “oggi ho la tosse e non ti bacio” è praticamente inutile, perché in realtà era due o tre giorni prima, quando si era apparentemente sani, che bisognava evitare quel bacio.
Torniamo ai rimedi: cosa bisogna fare?
Ci sono un po’ di semplici accorgimenti: arieggiare spesso e bene le stanze, portare fuori i bambini anche d’inverno, ovviamente coprendoli bene, lavarsi le mani con frequenza. Poi bisogna idratare bene i piccoli: quando sono raffreddati o influenzati mangiano meno e soprattutto bevono meno.
Altro tema: aerosol. Fa bene o è inutile?
Non fa male, ma quando c’è un raffreddore non fa nulla. Sono più efficaci le inalazioni, i classici suffumigi della nonna, ma ancora meglio sono le docce nasali. Le mamme le chiamano il “missile” o il lavaggio nasale. Banalizzando un po’, ma per capirsi meglio, è tutto una questione di particelle d’acqua: quelle più grosse sono efficaci, quelle più piccole, come quelle dell’aerosol, molto meno.
A proposito di rimedi della nonna, molto in voga è il cucchiaino di miele. Utile?
Prima di tutto va dato solo dopo l’anno. Diciamo che può essere un lenitivo per il mal di gola, ma va ricordato che anche il miele non è esente da effetti collaterali.
Ultima questione, il vaccino. Funziona? A che età?
La vaccinazione antinfluenzale sarebbe la cosa più indicata da fare, è quella che dà una maggiore evidenza di risultati positivi. Dai 6 mesi in su è raccomandata e noi pediatri consigliamo di farla, anche perché il virus dell’influenza può essere molto pericoloso. Negli Stati Uniti, ad esempio, dai 6 mesi ai 6 anni questa vaccinazione la fanno in tantissimi visto che si tratta dell’età più a rischio.