Cina: il coronavirus trasmesso anche da chi non mostra sintomi
Il virus 2019 n-CoV (coronavirus) può essere trasmesso anche da persone che, pur avendo già l’infezione, non mostrano di avere sintomi.
È emerso dalla ricostruzione della prima storia di contagio all’interno di un piccolo gruppo familiare riportata sulla rivista The Lancet, dalla quale emerge che un bambino di dieci anni aveva il virus ed era stato quindi in grado di trasmetterlo pur non avendo i sintomi caratteristici dell’infezione.
Un dato, questo, che il medico Roberto Burioni ha riferito sul sito web rilevando che «sembra possibile l’esistenza di pazienti asintomatici, che stanno bene, non hanno febbre, ma possono diffondere il coronavirus. Il che significa - ha scritto Burioni - che la misurazione della temperatura agli aeroporti potrebbe non essere sufficiente per bloccare la diffusione della malattia».
L’articolo pubblicato su The Lancet, firmato da microbiologi e infettivologi dell’università di Shenzen coordinati da Jasper Fuk-Woo Chan suggerisce in effetti che «la trasmissione del virus 2019 n-CoV da persona a persona è possibile, così come la diffusione in altre città per mezzo dei voli aerei». Rileva inoltre che rari casi di trasmissione asintomatica erano stati segnalati anche nella Sars, l’infezione da coronavirus emersa nel 2002-2003 e che nel caso del virus 2019 n-CoV potrebbero essere «una possibile fonte di trasmissione dell’epidemia».
Per questo gli autori della ricerca rilevano che , «sarebbero necessarie ulteriori ricerche sui casi asintomatici» ed «è cruciale isolare i pazienti, tracciare e mettere in quarantena i contatti prima possibile».
Quelli pubblicati su The Lancet sono dati che confermano che il virus 2019 n-CoV si comporta come tutti gli altri virus, ha detto all’Ansa la virologa Ilaria Capua, che nell’Università della Florida dirige il Centro di eccellenza dedicato alla ‘One Health’, che unifica i temi della salute umana, animale e ambientale. I dati, ha aggiunto, «si riferiscono agli esami con tamponi faringei fatti in un numero limitato di pazienti» e indicano che «uno di essi era positivo al virus anche dieci giorni prima della comparsa sintomi», mentre gli altri più o meno una settimana prima: «un periodo di incubazione normale per i virus». Questo, rileva, «conferma che questo virus si comporta come tutti gli altri virus», anche se «è ovvio che sono necessari dati addizionali in quanto uno studio condotto solo su sei pazienti ha delle limitazioni».