Coronavirus, in Italia prevale il ceppo europeo
L'epidemia di Covid-19 in Italia porta la firma del coronavirus di ceppo 'europeo' B1, quello arrivato in Germania da Shanghai, mentre il ceppo originario di Wuhan sembra avere un ruolo del tutto marginale: a indicarlo è l'analisi di 59 nuovi genomi italiani di SarsCoV2, messi a disposizione della comunità scientifica internazionale dai ricercatori dell'Università Statale di Milano. Lo studio, condiviso sul sito medRxiv, incrementa significativamente il numero delle sequenze ottenute in Italia da infezioni autoctone.
"I nostri 59 campioni provengono da pazienti di Lombardia, Veneto, Marche e Toscana: di questi, ben 58 appartengono al ceppo europeo B1, arrivato dalla Germania: secondo la nostra analisi filogenetica, era presente in Italia già a inizio febbraio", spiega Gianguglielmo Zehender, professore associato di igiene alla Statale. "A sorpresa solo un paziente del Veneto, che non ha riferito viaggi recenti o contatti con persone dalla Cina, è risultato contagiato dal virus del ceppo ancestrale B di diretta importazione da Wuhan".
Questo unico virus di origine cinese rappresenta un vero rompicapo per i ricercatori. Innanzitutto bisogna capire come mai non sembra essersi diffuso. "Ancora non sappiamo se il ceppo cinese sia meno contagioso del virus europeo, oppure se la sua corsa da noi sia stata frenata dalle caratteristiche genetiche dell'ospite umano", afferma Zehender. Un altro elemento sorprendente è che il ceppo B riscontrato in Veneto presenta una particolare mutazione della proteina Spike (la mutazione 614G) che solitamente caratterizza il ceppo europeo. "La stessa mutazione di Spike è stata trovata anche in alcuni virus del ceppo B isolati in Thailandia, Turchia, Romania, Olanda e Israele", ricorda Zehender. "Questo ci dice che è una mutazione di grande interesse: alcuni ipotizzano che possa aver aumentato la contagiosità del virus, ma il dibattito è ancora aperto".
Nuove risposte potranno arrivare dall'ampliamento dello studio, che finora si è focalizzato sui genomi virali isolati dai primi giorni dalla manifestazione dell'epidemia fino alla seconda metà di aprile. I dati hanno permesso di tracciare un quadro dell'evoluzione del virus in Italia, che conferma e completa i risultati delle analisi epidemiologiche. La ricostruzione dell'albero di famiglia di SarsCoV2 dimostra infatti che il virus era già presente in Italia ai primi di febbraio, anche se la crescita esponenziale si è verificata tra la fine di febbraio e la metà di marzo, quando l'indice di contagio Rt è passato da un valore iniziale prossimo a 1 a più di 2,3 e il tempo di raddoppiamento dell'epidemia si è ridotto da 5 a 3 giorni. Solo nella seconda metà di marzo, l'analisi evidenzia una lieve flessione dei valori di Rt, probabilmente in relazione alla adozione delle misure di distanziamento sociale.