Il viceministro Sileri: più test rapidi Tampone molecolare da riservare alle persone ritenute ad alto rischio
Gestione qualitativa dei test covid, per orientare i più laboriosi tamponi molecolari verso le persone più a rischio, prevalentemente quelle che presentano sintomi, e utilizzare per gli screening e per le verifiche su casi contatto gli esami rapidi antigenici che sono comunque affidabili per individuare eventuali portatori sani del virus (prelievi nasali che danno risposta strumentale in loco, nel giro di un quarto d’ora circa, senza necessità di analisi in laboratorio).
Le difficoltà crescenti del tracciamento dei casi contatto, con il moltiplicarsi delle persone esposte e degli ambienti sociali implicati, suggerisce da tempo di accelerare in questo senso, anche ricorrendo ai test salivari ultrarapidi, che consentono sia un prelievo più semplice sia una risposta pressoché immediata e senza il ricorso a alcun macchinario: si tratterà di verificare la colorazione della striscia reagente messa a contatto con il liquido organico.
Al momento, però, sono stati validati (da poche settimane) solo test salivari da eseguirsi in laboratorio, che dunque non presentano significativi vantaggi nella tempistica rispetto a quelli antigenici.
Ora si attende la validazione dei nuovi test salivari in kit, che rappresenterebbero una vera rivoluzione, ma che nelle verifiche del mese scorso all'ospedale Spallanzani avevano rivelato una sensibilità ritenuta insufficiente. Se fossero migliorati diventerebbero un'arma eccezionale contro il virus, anche considerando che un singolo kit avrà costi assai ridotti, pochi euro. È la svolta che qualche settimana aveva indotto il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha ipotizzare (cenendo poi bacchettato dal virologo Crisanti) anche la possibilità di diagnosi fai-da-te, per alleggerire il carico sul sistema sanitario territoriale e nel contempo evitare confinamenti domiciliari non necessari.
A insistere sulla necessità di un passo avanti decisivo sulla metodica diagnostica è stato ripetutamente, anche nelle ultime ore, Pieparolo Sileri, viceministro della salute, anche in una intervista al quotidiano Libero: «Il numero dei positivi è altissimo ma la maggior parte di loro non è malata: bisogna distinguere e non creare inutile terrorismo», «stiamo paralizzando un Paese in attesa di omologare i test salivari. Inconcepibile», «la prima cosa da fare è aumentare la capacità diagnostica. Dividiamo la popolazione in tre fasce: basso, medio e alto rischio.
Usiamo il test rapido antigenico per coloro che sono a basso e medio rischio e sottoponiamo solo la terza fascia al tampone; così si riescono a mappare 400mila persone al giorno e non sprechiamo tamponi per soggetti che non essendo contatti stretti non sono a rischio elevato. È assurdo quello a cui stiamo assistendo, con migliaia di persone che prendono d’assalto i pronto soccorso per sintomi sovrapponibili a quello del Covid, oppure file interminabili per fare un tampone. Avere più offerta diagnostica più semplice del tampone e fruibile dai medici di medicina generale, nelle farmacie o nel privato e, perché no, anche negli studi dentistici aiuterebbe il sistema in toto».
Sostiene quindi che si fanno troppi tamponi «alle persone sbagliate. Se io risulto positivo, si può fare il tampone ai miei assistenti, ma non a tutto il piano. Per gli altri basta un test antigenico rapido o salivare che costa un quinto e hai il risultato in un’ora anziché in cinque giorni. Con il Covid bisogna agire come con tutte le altre patologie. Nello screening del cancro del colon si prevede l’esame occulto fecale e solo se questo dà un risultato positivo si procede alla colonscopia». Inoltre «sono per allargare il tavolo del comitato tecnico scientifico e renderne più trasparenti le logiche e le modalità operative. Mi pare doverosa la trasparenza di questi tempi: non si possono affidare a consulenti di nomina governativa decisioni fondamentali per tutto il Paese».