Ghedina: «Aiuto sui tamponi covid? Noi veterinari disponibili ma servono nuove norme e la formazione»
«Ho dato disposizione di convocare i rappresentanti dei 2.450 veterinari in Veneto per fare i tamponi». L'ha detto Luca Zaia tre giorni fa ed era serissimo. «L'uomo è un mammifero», ha spiegato il presidente del Veneto, «tutti i mammiferi hanno sette vertebre cervicali, allattano il neonato, e i veterinari sono esperti in questo. Non è nulla di trascendentale pensare di fare un percorso con i veterinari, se fossero disponibili per fare i tamponi».
Ma saranno disponibili?
I veterinari veneti per nulla: parlano di «abuso di professione» e «ferma contrarietà a svolgere funzioni in discipline per cui non abbiamo competenza né copertura giuridica». Quelli trentini, invece, sì. Con le dovute garanzie.
«Credo che il governatore veneto Zaia abbia voluto mandare un segnale provocatorio», dice Marco Ghedina , presidente dell'Ordine dei veterinari della provincia di Trento, «ma una cosa è certa: se ci fosse una reale necessità e venisse richiesto il nostro aiuto, sarei il primo a dare una mano. Dirò di più: penso che tutti i veterinari trentini mostrerebbero la stessa disponibilità. Il momento è talmente difficile! talmente particolare!».
Però, aggiunge Ghedina, «dovrebbero fornirci innanzitutto la preparazione giusta e darci la garanzia di poter lavorare in deroga alla legge».
I veterinari andrebbero dunque istruiti. «Non credo sia così complicato eseguire un tampone», ammette il presidente dei veterinari trentini, «ma una preparazione, comunque, ci vuole».
C'è poi un'altra questione, aggiunge Ghedina. «I veterinari dell'Azienda sanitaria sono una trentina», gli altri 180 operanti in provincia sono liberi professionisti, «e hanno tantissimo lavoro. Non so se avrebbero il tempo materiale da dedicare a quest'altra, delicata incombenza».
I veterinari contribuiscono alla salute pubblica «tenendo sotto controllo quella degli animali e facendo i controlli sanitari sui prodotti di origine animale. Questo il nostro ruolo, ed è un ruolo importante». La salute umana si colloca però «su un gradino superiore, e non è nostra competenza lavorare sull'uomo».
Già in occasione del primo lockdown, ricorda Ghedina, in Azienda sanitaria venne ipotizzato un aiuto da parte dei veterinari che poi, però, non si concretizzò anche perché a livello legislativo si poteva configurare il reato di abuso di professione. Ma se questo ostacolo venisse rimosso loro ci sarebbero, ribadisce il presidente provinciale dell'Ordine. «Certo, la nostra disponibilità non mancherebbe».