Il tuo cane non ubbidisce? Non basta l’addestramento, serve l’educazione: ecco i consigli di Christian Costamagna
Il trainer cinofilo e l’importanza dell’empatia: no a premi in cibo o metodi violenti, anche il padrone deve migliorarsi, e creare un rapporto di fiducia, dopo di che «il cane ti seguirà senza neanche bisogno di comandi»
CONCORSO Ecco le 4.400 fotografie di "Amici a quattro zampe"
ROMA. Solo nel nostro Paese, le case che ospitano un cane sono circa 5,9 milioni, il 27,1% delle famiglie italiane. Una scelta che, come afferma Christian Costamagna, educatore, istruttore e formatore cinofilo, ideatore del metodo EmpathyDog, implica, oltre alla gioia di un rapporto unico e basato su un affetto incondizionato, anche un cambiamento di ritmi per adattare la propria vita con quella del nuovo arrivato.
«Soprattutto – specifica Costamagna – c’è spesso la paura di non saper gestire le varie situazioni, così come quella di non riuscire a rendere felice il nostro amico a 4 zampe, di non capirlo o di non essere in grado di addestrarlo a dovere».
Proprio soffermandosi su quest’ultimo punto, il formatore cinofilo ci tiene a chiarire che c’è una enorme differenza tra educazione e addestramento. E il primo a dover essere educato è proprio il padrone, guidato alla conoscenza della psicologia, etologia e comunicazione canina.
Cosa succede quando il cane non vuole saperne di rispondere ai comandi? La vita quotidiana diventa più impegnativa e anche potenzialmente pericolosa. Ma la disubbidienza del cane non dipende dal carattere dell’animale, dall’età, dalle esperienze vissute in passato o dalla voglia di affermare un ruolo dominante all’interno del “branco” umano. Come Costamagna evidenzia: «Solo gli uomini non possono essere educati… Un cane può essere educato e/o rieducato a qualsiasi età».
Il problema della disubbidienza, piuttosto, dipende soprattutto da un'educazione non adeguata impartita dal suo “amico umano”. Ancora oggi si pensa che, per avere un cane ubbidiente, basti insegnargli a rispondere a comandi come “seduto” o “vieni”. Ordini da impartire dietro compenso di cibo e da iniziare a far comprendere in situazioni controllate, come ad esempio all’interno di una scuola. «Beh non è proprio così – avverte il fondatore di EmpathyDog – visto che il rapporto con il cane lo si vive nella quotidianità e questa si svolge prevalentemente fuori da un campo di addestramento». Gli “esercizi”, infatti, servono ma sono inutili senza la conoscenza e l’applicazione della psicologia canina.
Non a caso, il metodo EmpathyDog consiste proprio nell’educare le persone alla conoscenza della psicologia, etologia e comunicazione canina. Questo permette di comprendere a fondo il proprio “peloso” e instaurare una relazione di fiducia e collaborazione. Il metodo, inoltre, prevede anche la gestione delle emozioni del cane e del suo proprietario, permettendo di vivere la quotidianità in modo semplice. Tutto questo senza usare premi in cibo per comprare la fiducia del cane e senza metodi coercitivi per sottometterlo.
«Se parliamo di un cane – specifica Christian Costamagna - addestramento significa renderlo bravo a fare alcuni esercizi e rispondere a dei comandi. Cosa che serve sicuramente per insegnargli a fermarsi quando è necessario, per evitare che si faccia male finendo investito o mangiando qualcosa di nocivo ma…. l’addestramento non serve nella quotidianità perché l’intera giornata è fatta di vita, condivisione ed emozioni».
L’addestramento è la base, come le scuole dell’obbligo. L’educazione, invece, è come l’Università.
Se il traguardo è quello di rendere il cane tranquillo, sereno, sicuro di sé, in grado di gestire i vari momenti della giornata in casa (come lo stare da solo), saper interagire in modo corretto con persone, cani e altri animali e fare in modo che sia equilibrato… allora la soluzione è l’educazione. «La cosa bella – aggiunge Costamagna - è che, grazie al mio metodo, è possibile “addestrare” il cane senza fare ore e ore di noiosi esercizi. Quando un padrone impara a instaurare un legame tenendo conto anche delle “prerogative” dell’animale, tutto diventerà naturale e spontaneo tanto da far sì che il proprio “amico” finisca con il seguirlo senza neanche dire una parola».
Vivere con un cane significa imparare a vivere e gestire un legame fisico ed emotivo speciale, che ha dell’inspiegabile e che dura per tutta la vita. Un legame basato su una fiducia che aumenta giorno dopo giorno, alimentata da sguardi e gesti. «So bene quanto il condividere la quotidianità con un cane aiuti a crescere, rendendo la propria vita migliore. Riuscire in pochi giorni a ottenere dei risultati, creando connessioni e amicizie, è qualcosa che va al di là della semplice educazione… questo è EmpathyDog, esperienze, vita e semplicità».
Educare, dunque, vuol dire proprio questo: condurre il rapporto tra cane e padrone a un livello di maturità più alto e questo è possibile solo a patto di conoscere la psicologia e la comunicazione canina. Questo è l’apice della relazione con un animale speciale come il cane. «Uno sguardo, un gesto e un sorriso – conclude Costamagna - e lui ti seguirà perché si fida di te e ti rispetta».