Pesticidi ed api, l’attacco dell’associazione apicoltori alla federazione: «Chi non si siede a confrontarsi, non venga a criticare»
Il presidente Facchinelli attacca Nesler: «Noi non abbiamo fatto uno studio sui residui, perché sarebbe allarmistico. Magari il fitofarmaco l’ha usato una signora sul ciliegio nel suo giardino, non puoi incolpare gli agricoltori»
LO STUDIO Nei pollini residui di pesticidi, fungicidi ed erbicida
TRENTO. Ieri la denuncia della Federazione degli apicoltori trentini (che riunisce Associazione Apicoltori Valsugana Lagorai, Associazione Apicoltori Vallagarina, Associazione Apicoltori Fiemme e Fassa, Associazione Apicoltori val di Sole Peio e Rabbi, Associazione Apicoltori Val Rendena, presieduti da Romano Nesler). Oggi la replica dell’Associazione degli apicoltori trentini (presieduti da Marco Facchinelli).
Se Nesler spiegava il perché non sono stati invitati al convegno dei produttori di mele Apot, Facchinelli va giù duro: «Noi rappresentiamo il 90% degli apicoltori professionisti trentini, e al convegno ci siamo andati. Come ci siamo seduti al tavolo di confronto con Apot: è dal 5 agosto che la Federazione non si fa sentire e non accetta di trovarsi a parlare. Ma chi sta in disparte e non accetta neanche di sedersi a un tavolo per parlare dei problemi, ha sempre torto. Lo fanno perché così possono stare in disparte a criticare, ma è troppo facile starsene fuori e criticare».
Se Nesler e la Federazione hanno reso noto uno studio commissionato ad un ente terzo (l’Università di Bolzano), che testimonia la presenza di pesticidi, fungicidi ed altri veleni nel polline, eseguito in Val di Sole), Facchinelli non può dire altrettanto: «No, noi uno studio non lo abbiamo fatto. Ma non l’abbiamo fatto per non creare allarmismo. I dati sono dati, ma vanno spiegati, se li dai in pasto a gente non competente, possono creare allarmismo e non essere capiti, creano solo equivoci».
E fa un esempio: «Loro si basano su prelievi di polline fatti in Val di Rabbi? E da dove venivano i fitofarmaci, dai ghiacciai? Come fanno – attacca Facchinelli – a dire che questi residui vengono dall’agricoltura? Potrebbero essere anche di una signora che ha trattato il ciliegio nel giardino di casa sua. Ma la ricerca non ti dice che è stata la signora!»
La prova del nove, afferma Facchinelli dell’associazione, è che «ancora oggi troviamo nei nostri apiari dei residui di Amitraz, eppure è un prodotto cancerogeno che è stato vietato vent’anni fa! E da dove viene?»
Facchinelli ricorda che la sua associazione è impegnata al confronto e alla ricerca di soluzioni concrete: «Abbiamo firmato l’accordo con Apot, ed eravamo al convegno. Posso annunciare che il 2 marzo ci sarà la prima riunione del Tavolo di confronto, dove cercheremo la soluzione ai problemi degli apicoltori. Ma chi si rifiuta di sedersi a collaborare, non può criticare e basta».