La crisi da scarsità nel mercato delle medicine: a Lizzana i farmaci salvavita prodotti in casa
La Suanfarma è rimasta l'unica fabbrica europea di principi attivi necessari per antibiotici e antirigetto per trapiantati. Il post pandemia ha fatto emergere tutte le fragilità del processo che dagli anni Novanta vede la gran parte della produzione delocalizzata in Asia: la scelta dell'azienda lagarina di mantenere qui le lavorazioni si è rivelata vincente
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ROVERETO. É il baluardo della preparazione dei farmaci in Europa, l'unica fabbrica di principi attivi (stiamo parlando della Suanfarma) rimasta nel Vecchio Continente dopo l'esodo di massa verso l'Asia.
Ed è rimasta a Lizzana con orgoglio, producendo i preparati per le medicine salvavita: antibiotici e antirigetto per trapiantati.
E questo in un periodo in cui, dopo la pandemia, si è registrata scarsità di prodotti.
«Purtroppo dagli anni Novanta in poi - spiega Gian Nicola Berti, direttore dello stabilimento - il know how è stato trasferito in India e in Cina che detiene l'80% del mercato. Con il Covid, e soprattutto dopo, i produttori hanno deciso di dimezzare l'export preferendo fare scorte. Se a questo si aggiunge il blocco dei trasporti prima e l'ingolfamento degli stessi dopo si può capire come l'arrivo di materie prime ne abbia sofferto pesantemente».
A Rovereto, invece, si è continuato a produrre, di fatto tra gli unici da questa parte di mondo.
«Suanfarma, e chi aveva lo stabilimento prima della multinazionale spagnola, ha sempre proseguito sulla sua strada cercando di fornire prodotti di qualità a prezzi accessibili e non quindi, come successo per colpa della pandemia, solo per i ricchi. Una scelta vincente che, adesso, è copiata in tutta Europa che ha deciso di farsi in casa quello che serve, come per i microchip per capirci».
Il cataclisma sociale ed economico provocato dal virus, insomma, ha rischiato di fermare la fornitura di salvavita e costretto tanto l'Unione europea che gli Stati Uniti a fare marcia indietro e diventare autarchici. Quello che da sempre è Suanfarma Italia. Tanto che i preparati che escono della fabbrica di Lizzana servono mezzo milione di trapiantati.
Di cui uno, Federico (lombardo di 28 anni), ha voluto personalmente visitare il posto dove nascono i farmaci che lo fanno vivere normalmente.
«É stata una bella sorpresa, questa. Il ragazzo ha subito un trapianto di rene otto anni fa ma la sua vita continua come sempre, fa sport, vita sociale e tutto quello che faceva prima dell'intervento. Certo, deve assumere due compresse al giorno ma è venuto a trovarci e ha parlato con tutti, ringraziando i dipendenti uno ad uno e invitandoli a continuare. Ci ha fatto molto piacere questa visita perché ci ha fatto apprezzare ancora di più il nostro lavoro, ci ha restituito un feedback con l'utilizzatore finale».
Il trend dei trapianti, d'altro canto, è in crescita e domenica scorsa era la giornata mondiale dedicata. Anche Aido, tra l'altro, ha visitato Suanfarma ricordando che in Trentino il 71% della popolazione ha concesso il benestare a donare gli organi. Che, per funzionare, hanno bisogno di un sostegno farmacologico. Che nasce, come detto, a Rovereto.
Come? «Riciclando scarti agricoli e alimentari che vengono trattati per essere trasformati in principi attivi diventando cibo per i microorganismi».
Come dicevano i nostri nonni, questo il principio fondamentale e anche un po' curioso, «no se buta via niente!». Ed è quanto accade. Una volta ottenuta la base per le future medicine, infatti, gli ulteriori rifiuti vengono trasformati in biogas, dunque energia, e l'ultima scoria, su questo si sta lavorando, dovrebbe diventare fertilizzante e concime organico per la campagna. Insomma, un circolo virtuoso da «immondizia zero».
Lo stesso discorso vale per l'acqua, con nuovi investimenti per ributtare a fiume, opportunamente lavato, l'oro blu che serve alla produzione. E tornando all'autarchia, la multinazionale ha speso molto proprio per cercare di tutelare l'ambiente e per essere autosufficiente dal punto di vista energetico.
Quando accaduto un paio d'anni fa, dunque, sembra essere solo un incidente di percorso. Stiamo parlando dell'indagine della procura che ha prodotto cinque indagati. Da allora, però, sono stati spesi milioni di euro per sistemare gli impianti e renderli all'avanguardia proprio alla voce sostenibilità.