«Zecche, in Trentino aumentano le aree a rischio e i numeri sono in crescita». Ecco come ridurre il pericolo
Le spiegazioni di Annapaola Rizzoli, esperta della Fondazione Mach di San Michele. Un parassita su cinque può trasmettere la borelliosi di Lyme e uno su cento la tbe. Studi americani dimostrano che nelle zone dove ci sono lupi è minore la presenza di zecche infette
TRENTINO Punture di zecca, in dieci anni aumentati i casi di Tbe e Lyme
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MONTAGNA In 18 all'ospedale con i sintomi da puntura di zecca
TRENTO. L’ultimo ricovero risale a martedì quando una ragazza del Nord Europa si è recata all’ospedale di Rovereto in quanto, dopo essere stata morsa da una zecca, è risultata positiva alla Tbe (meningoencefalite). Fortunatamente le sue condizioni non sono gravi, ma è la conferma che la guardia deve essere tenuta alta.
In una risposta ad un’interrogazione al consigliere Zeni l’assessora Segnana ha fornito l’altro giorno i dati di un trend preoccupante: i casi di Tbe sono passati da 17 nel 2013 a 40 nel 2022. Quelli di borelliosi di Lyme da 31 a 28. Questi i dati ufficiali, anche se è noto che non sempre i sintomi di queste malattie sono evidenti e possono essere scambiati con altro.
Che le zecche sono pericolose i trentini che frequentano i boschi lo hanno comunque capito. Contro la Tbe da zecca nel 2022 sono state somministrate 51 mila dosi di vaccino, a fronte delle 15 mila dell’anno precedente. Ma a cosa è dovuto l’ aumento di questi parassiti e delle malattie da essi portate?
Ne abbiamo parlato con Annapaola Rizzoli della Fondazione Mach di San Michele.
«Le zecche sono parassiti che hanno cicli annuali con periodi di maggiore attività, soprattutto per gli stadi ninfali che sono quelli che trasmettono le infezioni. Generalmente questo periodo va da aprile a giugno. Il parassita ha tre stadi di sviluppo: larva, ninfa e adulto. Per completare il ciclo impiega 3 anni e ad ogni stadio si deve alimentare su un animale perché ha bisogno di sangue per poter completare il proprio sviluppo. In queste fasi i parassiti acquisiscono delle infezioni che poi trasmettono quando si cibano successivamente. Nella fase larva si cibano di piccoli mammiferi, uccelli, lucertole e lì acquisiscono appunto infezioni che sono di diverso tipo: batteriche, virali e parassitarie. Queste possono essere trasmesse quando poi il parassita entra nella fase successiva, che è quella di ninfa, che è appunto stadio che colpisce anche le persone.
Quale è la causa dell’aumento del numero delle zecche e delle malattie da esse trasmesse?
Ci sono vari fattori: innanzitutto c’è stata un’espansione dell’area in cui il parassita è presente. C’è poi un aumento della quota in cui è possibile trovarlo e questo è dovuto al cambiamento climatico. Oggi le zecche ci sono fino a 1.600-2000 metri. C’è stato poi un aumento delle aree forestali e anche la stessa Vaia ha creato condizioni idonee. Schiantando gli alberi, ha creato zone cespugliate che sono favorevoli alla presenza. C’è anche stato un aumento del periodo di attività, sempre legato al cambiamento climatico. Possiamo trovare attivi questi parassiti già a febbraio. Quello che poi determina l’infezione nelle persone è il livello di esposizione. Se uno sta a casa non succede niente, ma se va nel bosco può prendersi questo parassita se non ne è consapevole. Perché se uno lo sa è anche facile fare prevenzione.
Ma visti tutti questi aumenti c’è stato anche un incremento di zecche infette?
Dipende dal patogeno. Nel caso della borelliosi di Lyme, che è la malattia più diffusa, abbiamo una percentuale di zecche infette alta. Si parla di 1 su 5 e non abbiamo riscontrato variazioni nel tempo. Nel caso Tbe, invece, c’è stato aumento della circolazione del virus con nuove aree in cui ora è presente. Qui la percentuale è dell’1%, la probabilità che infetti è dunque più bassa ma i punti in cui il virus circola sono più numerose.
Ci sono zone che state monitorando con particolare attenzione?
Sì, abbiamo i nostri siti di studio e stiamo confrontando diverse situazioni per capire i fattori che favoriscono o meno la diffusione. Stiamo confrontando aree dove sono presenti predatori e aree senza, perché il predatore riduce gli animali serbatoio e ci aspettiamo di trovare numeri più bassi.
Quindi in questo caso la presenza di animali come orsi e lupi potrebbe tornare utile?
Questi animali sono molto utili per mantenere un equilibrio. Questi studi da noi non sono stati ancora fatti, ma negli Stati Uniti è stato dimostrato che nelle zone dove ci sono lupi ci sono anche meno zecche infette.
E per ridurre la quantità di zecche presenti nel bosco cos’altro si può fare?
Sul territorio è difficile intervenire. Si può farlo nei giardini, nei parchi pubblici, vicino ai laghi. Bisogna tenere pulito il bosco e il sottobosco, rimuovendo le foglie sotto le quali le zecche si sviluppano. Le persone possono però proteggersi. Si possono utilizzare repellenti. Non garantiscono al 100%, però abbassano notevolmente il rischio. Bisogna poi sempre controllarsi quando si torna a casa e se si trovano i parassiti toglierli. Prima si rimuovono meglio è.
Si dice che il tempo limite sia di 12 ore.
In realtà la trasmissione del virus è più veloce, si parla di poche ore. Per la borrelia, invece, ci vuole qualche ora in più.
Il problema è questi parassiti si infilano in zone nascoste e non sempre è facile individuarli sul corpo.
É vero, prediligono i punti in cui la pelle è più sottile quindi dietro le orecchie, all’attaccatura dei capelli, sotto le ascelle, dietro le ginocchia e nella zona inguinale.
La vostra attività di monitoraggio in cosa consiste?
Noi facciamo parte di vari progetti europei, quindi usciamo nel bosco, abbiamo percorsi di 100 metri. Utilizziamo una coperta bianca alla quale i parassiti si attaccano. A quel punto li raccogliamo e analizziamo. Ci sono zone in cui ne raccogliamo 1, altre in cui ne raccogliamo 150 in 100 metri.
Quali sono le attività durante le quali è più facile entrare in contatto con le zecche?
Andare per funghi, andare nel bosco a raccogliere piccoli frutti, strisciare vicino ai cespugli e nei bordi. Le zecche per salire sugli ospiti salgono sulla vegetazione, quindi generalmente sui noccioli, sui cespugli. Possono arrivare anche a più di un metro di altezza, in alcuni casi anche sopra la nostra testa.