Comitato diritto alla salute: "Scioccante il test sui residui di pesticidi nelle acque in bottiglia"
L'indagine nazionale Fino alla fonte, svolta dalla nota rivista di tutela dei consumatori Il Salvagente: esaminati 18 campioni di marche diverse e trovate tracce di fitofarmaci in 14 casi. Il sodalizio noneso: "Significa che è presente una contaminazione perfino alle sorgenti. Il problema va affrontato seriamente a livello politico"
TRENTO. Il Comitato per il diritto alla salute val di Non commenta con preoccupazione un'indagine sulla qualità dell'acqua in bottiglia venduta in Italia, uno studio svolto a livello nazionale e pubblicato dalla nota rivista Il Salvagente.
Dai dati diffusi emerge fra l'altro che il 77,7% delle acque minerali testate presenta tracce di pesticidi, per quanto si tratti di residui al di sotto delle soglie di legge, cioè meno di 0,1 microgrammi al litro per singola sostanza e di 0,5 totali.
Il Salvagente spiega di aver esaminato 18 campioni di marche diverse e di aver trovato contaminazioni da fitofarmaci in 14 casi. In alcuni casi, si legge, risultano presenti anche tre o quattro differenti principi attivi che possono rivelarsi nocivi, fra cui interferenti endocrini noti per i possibili effetti sulla fertilità o perché potenzialmente cancerogeni.
Che i pesticidi utilizzati in agricoltura possano penetrare in profondità insinuandosi nelle falde acquifere è noto, ciò che sorprende, sottolinea la rivista, è che si rilevino residui chimici anche in acqua imbottigliata direttamente alla fonte.
"Questa ricerca - commenta il Comitato per il diritto alla salute - è scioccante per due motivi.
Quasi l’80% delle acque minerali vendute in Italia hanno tracce di pesticidi i cui effetti a lungo termine e combinati tra una molecola e l’altra non sono ancora noti. Ciò vuol dire che è presente una situazione di contaminazione molto diffusa e profonda, perfino le sorgenti; ciò vuol dire che i pesticidi sono presenti anche in quota e nei terreni a grandi profondità, se queste acque vengono da sorgenti.
Le Arpa, agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, che dovrebbero difendere la salute dell’ambiente dagli inquinanti forniscono elenchi di molecole a chi deve fare i controlli. Ma qui c’è qualcosa che non funziona. Le aziende si difendono dicendo che loro eseguono i controlli sulla base di questi elenchi e va tutto bene.
Intanto gli italiani se li bevono. È una cosa gravissima, che dovrebbe essere discussa a livello politico e giurisdizionale, per far luce su cosa sta succedendo", conclude il Comitato per il diritto alla salute in val di Non.