Punture di vespe, calabroni e api, parla l’allergologo: “I casi di decessi sono molto rari”
Dopo la tragedia di Castello Tesino – un uomo ha perso la vita dopo essere stato punto dalle vespe, abbiamo sentito il dottor Romano Nardelli, primario del reparto di Pneumologia di Arco e allergologo
TESINO L'addio a Zampiero, morto dopo essere stato punto dalle vespe
TRENTO. «Se una prima singola puntura in genere può provocare soltanto dolore, quelle successive potrebbero rappresentare un maggior rischio. Ma i casi di morte sono molto rari». Parla così il dottor Romano Nardelli, primario del reparto di Pneumologia di Arco e allergologo, rispetto alle punture di imenotteri, categoria di insetti che comprende api, vespe e calabroni.
Facendo parlare i numeri però, i decessi che si sono verificati a seguito di shock anafilattico, dovuto alla reazione del veleno di imenotteri iniettato nel nostro corpo, fortunatamente, sembrano essere eventi molto rari e limitati.
«Si parla infatti di una decina di casi all'anno su tutto il territorio nazionale», aggiunge il dottor Nardelli. Secondo l'esperto è difficile parlare di categorie di persone più a rischio rispetto ad altre, se non per chi effettivamente lavora a stretto contatto con questo tipo di insetti, come gli apicoltori, per i quali «essendoci una maggior esposizione, può aumentare anche il rischio di essere punti».
Inoltre, ricorda il primario, soltanto «una piccola percentuale della popolazione sviluppa un'allergia, ma a quel punto viene diagnosticata e l'equipe medica interviene». È importante sottolineare come casi di decesso possano verificarsi quindi a causa di un evento «contestuale e contingente». «In genere - aggiunge - c'è un margine di tempo per intervenire. L'escalation molto rapida dello shock anafilattico non è frequente».
Questo non significa che alcuni segnali debbano essere sottovalutati, al contrario. I problemi possono insorgere nel momento in cui, dopo essere stati punti, sulla persona si sviluppi una reazione allergica: «I primi campanelli d'allarme devono arrivare quando la reazione si estende oltre il punto in cui si è conficcato il pungiglione, quindi se si irritano o se si gonfiano altre zone del corpo. Se vespe e calabroni possono "colpire" più volte, nell'ape è la puntura è massimale perché lascia il suo pungiglione conficcato dopo aver punto». Rimane fondamentale in ogni caso capire quale insetto ci abbia punti proprio perché «se le reazioni avverse diventano sistemiche è probabile che l'individuo abbia sviluppato un'allergia». In questi casi è consigliabile iniziare una «terapia di desensibilizzazione».
Una sorta di "vaccino" che ha una copertura che supera il 95 % dei casi, conferma il primario. Durante la fase diagnostica però alcuni pazienti vengono dotati di adrenalina, sostanza che è possibile auto iniettarsi in casi di necessità con un'apposita siringa.
«Anche solo nel caso di punture sulla mano è stato richiesto l'intervento dei medici. Gli stessi colleghi indirizzano i pazienti alla diagnostica. In Trentino come punti di riferimento abbiamo la Pneumologia di Arco, di Trento e la Pediatria di Rovereto». Al momento ad Arco sono seguiti una trentina di pazienti per la terapia di desensibilizzazione che «consiste nella somministrazione iniettiva per almeno 3 anni consecutivi».