La grande boxe a Riva finisce in rissa
Prima la rissa, poi il boicottaggio del verdetto. L'epilogo assurdo (specie al termine di un match bello e corretto) dell'incontro Fragomeni-Branco al Palagarda sabato sera rappresenta una pagina triste e buia per la boxe e lo sport in generale. E poteva finire anche peggio. Di fatto a Riva del Garda è andato in scena probabilmente l'unico incontro della storia della boxe con un "vincitore fantasma". Un vincitore che non è stato possibile (o si è preferito) non proclamare per questioni di ordine pubblico
Prima la rissa, poi il boicottaggio del verdetto. L'epilogo assurdo (specie al termine di un match bello e corretto) dell'incontro Fragomeni-Branco al Palagarda sabato sera rappresenta una pagina triste e buia per la boxe e lo sport in generale. E poteva finire anche peggio. Di fatto a Riva del Garda è andato in scena probabilmente l'unico incontro della storia della boxe con un "vincitore fantasma". Un vincitore che non è stato possibile (o si è preferito) non proclamare per questioni di ordine pubblico. Come sia stato possibile consentire a frange di facinorosi di tenere sotto scacco un intero palazzetto, perpetrando una sorta di "sequestro sportivo" ai danni della sportività e dell'immagine di tutto lo sport, sarà stabilito nelle sedi opportune. Nel frattempo però il tutto è andato in diretta televisiva internazionale e avrà notevole risonanza mediatica, trasformando l'occasione in brutto biglietto da visita per la cittadina lacustre, dove la boxe di livello mondiale tornava a far tappa dopo quasi un trentennio. Ricostruendo i fatti, la campanella che al termine del dodicesimo round ha messo fine all'incontro ha innescato nello stesso istante una rissa sul ring tra i "secondi", subito rintuzzata dagli appartenenti ai rispettivi clan. È stato solo l'inizio, perché poi lo speaker ed i giudici, intimoriti e preoccupati per l'atmosfera eccessivamente tesa che si respirava al Palagarda, hanno preferito esimersi dal pronunciare il verdetto, per il timore che ciò potesse innescare ulteriori e più estesi parapiglia. Dire che qualcosa non ha funzionato nella macchina organizzativa è un eufemismo. Il senso della gravità e la portata di quanto successo sono tutti nei qualificati commenti a caldo e in diretta televisiva di Alessandro Duran (uno dei pugili italiani più popolari degli anni novanta, pluricampione mondiale ed europeo nei pesi welter) sabato sera a bordo ring per Sportitalia2: «E' una cosa mai successa, che non si è mai vista nella storia della boxe italiana. Ho difeso sempre questo sport in prima persona, ma oggi si è scritta una pagina terribile. Da 47 anni in quest'ambiente non mi era mai capitato». L'atmosfera era surreale, con il pubblico in attesa della classica cerimonia di proclamazione del vincitore con alzata di braccio. Ma il ring continuava ad essere sovraffollato da gente in combutta, con lo stesso Duran esterrefatto ed in aperta polemica con l'inerzia delle forze dell'ordine: «Non capisco perché non facciano sgomberare il ring. Chi ha le responsabilità organizzative e le forze dell'ordine devono avere il coraggio di prendersi dei rischi anche se c'è tensione tra i due clan». Per alcuni attimi si è avuta la sensazione che le cose potessero precipitare e prendere davvero una brutta piega. Forse il gesto più provvidenziale è stato quello di Giacobbe Fragomeni che, pur ormai consapevole della vittoria, ha preferito abbandonare in sordina il ring con i secondi. Nel frattempo a brodo ring si cercava di tirare le fila. Dall'angolo di Branco contestazioni alla vittoria di Fragomeni, che l'avrebbe spuntata per un solo punto, quando nel precedente match di Pavia venne invece dichiarato un "Majority Draw" (pareggio a maggioranza) nonostante un vantaggio di due punti per Branco. Insomma un verdetto ingiusto e da impedire a qualunque costo. E pensare che le cronache sportive raccontano di più di una contestazione, proprio per verdetti dubbi, nel corso della carriera di Silvio Branco. Ne sa qualcosa Mario Mattioli, telecronista Rai attaccato dopo aver criticato il verdetto di una vittoria ai punti di Branco sull'americano Johson Glencoffe al termine di un incontro valido valevole per la corona mondiale supermedi Wbu. Che peccato per lo sport, e che peccato per Riva, dove comunque l'evento non ha sfondato, nonostante la grande attesa che si era creata intorno ad un match che non aveva precedenti nella boxe italiana considerata la posizione dei due contendenti ai vertici del ranking. Senza contare che in fondo Fragomeni è stato l'ultimo pugile italiano a vestire una corona mondiale (quella dei pesi massimi leggeri Wbc, persa ormai dal 2009). Gli organizzatori si aspettavano una bella cornice con il tutto esaurito, ovvero 2.000 spettatori e comitive di tifosi da Civitavecchia (provenienza di Branco), Roma, Viterbo, Parma, Genova, Brescia, Milano, e persino un volo dalla Sardegna. Ce n'erano invece un quarto ad essere generosi, con una netta prevalenza di tifosi per il milanese Fragomeni. Se il brutto tempo può aver bloccato molti pendolari del tifo, di trentini al Palagarda ce n'erano davvero pochi. Nemmeno l'ombra di qualcosa che assomigliasse ad un parterre de rua, con gli organizzatori in difficoltà durante gli ultimi round per raccattare un'autorità cui far presenziare la cerimonia finale (e nonostante l'evento fosse appoggiato dalla Comunità di Valle, dai comuni di Arco e Riva, oltreché da Ingarda e Fierecongressi). Tra tribune semideserte e una platea desolata l'atmosfera a bordo ring era più quella di una sagra di paese, non certo di un imponente evento sportivo. Circostanza che forse ha rinfrancato la sfrontatezza degli animi più esasperati. Basti pensare che durante il match una bottiglia di acqua minerale piena scagliata da bord ring ne ha attraversato tutto il pavimento: scene inammissibili in una palestra di borgata, figurarsi su un proscenio internazionale. Ora, come previsto da Duran in telecronaca, spetterà al supervisore Wbc Mauro Betti sbrogliare la matassa di quanto successo. Stabilire innanzitutto se c'è stato un vincitore. Anche se la boxe alla fine ci ha perso di sicuro