Sulla pista della tragedia trionfo del russo Legkov
Il russo Alexander Legkov ha vinto il Tour de Ski 2013 di sci nordico, con una superba prova nell'ultima tappa che prevedeva l'ascesa al Cermis, in Val di Fiemme. Il russo ha vinto sulla stessa pista, l'Olimpia, che due notti fa è stata teatro dell'incredibile tragedia che ha visto morire sei suoi connazionali. È la prima vittoria russa nella kermesse articolata in sette tappe. Legkov ha così conquistato anche il primo posto nella classifica generale di Coppa del Mondo. In quella del Tour de Ski precede lo svizzero Dario Cologna di 18"7, campione uscente, e il connazionale Maxim Vylegzhanin di 40"7. Tra le donne trionfo della polacca Justyna Kowalczyk, al quarto successo consecutivo
E' il russo Alexander Legkov l'uomo simbolo del settimo Tour de Ski: la sua irresistibile ascesa a Doss dei Laresi ha spento le speranze di Dario Cologna di fare suo per la quarta volta il giro a tappe sugli sci stretti e gli ha regalato la maggiore soddisfazione della carriera.
Un finale di Tour de Ski dalle forti tinte russe quindi, dalla tragedia della notte di venerdì quando sull'Olimpia II hanno perso la vita sei persone russe, al trionfo del ventinovenne Legkov, il migliore sull'Olimpia III per chiudere un assurdo gioco del destino. Mai un russo si era sin qui imposto in un Tour de Ski e ha deciso di farlo nell'edizione meno festosa, in un clima suggestivamente sobrio proprio per rispetto per le vite spezzate sulla stessa montagne nei giorni scorsi.
Niente musica, niente festa alle varie «poste» del Tour del Gusto: una manifestazione sportiva nel segno della pacatezza che ha comunque regalato una preziosa cornice di pubblico, valutato dagli organizzatori attorno alle 15 mila unità.
Significativa anche l'espressione di Piero De Godenz, presidente della società organizzatrice, al termine della gara maschile: «Sono contento che abbia vinto un russo, credo che da un punto di vista umano sia una cosa molto significativa dopo quanto successo».
In quello che è stato forse il Tour de Ski più incerto della pur breve storia della kermesse sugli sci stretti, il giudice supremo è stato il Cermis che ha accolto ai suoi piedi il quartetto di fuggitivi composto dallo stesso Legkov, da Dario Cologna, da Petter Northug e dall'altro russo Maxim Vyleghzanin. I quattro non si sono dannati l'anima lungo i sei chilometri che dividevano la partenza di Lago di Tesero dall'inizio della salita, anzi; si sono guardati, hanno cercato di risparmiare energie per non ritrovarsi poi in riserva. Ma sulla salita, il primo allungo è stato quello buono: a poco più di 2 chilometri dalla vetta Legkov ha accelerato e nessuno è riuscito a seguirlo. Cologna ammetterà poi che il russo oggi era imprendibile, sia per lui che per gli altri con Northug che nel giorno del suo 27imo compleanno ha dovuto inchinarsi nuovamente di fronte a questo angolo di Lagorai che non ne vuole sapere di essere da lui conquistato. Finirà quarto, il vichingo, soprattutto finirà ancora una volta senza sorriso.
Con Legkov in fuga verso la vittoria, Cologna ha gestito nel migliore dei modi la situazione per attaccare Vyleghzanin nel tratto finale e mettere al sicuro quanto meno la piazza d'onore, conquistata con 18''7 di ritardo dal russo.
Se i primi 4 hanno acceso le polveri solo sulla salita, dietro la battaglia è divampata sin da subito con l'obiettivo di risalire fino alla quinta posizione, traguardo raggiunto dallo svedese Marcus Hellner - il migliore di giornata sulla distanza di tappa - che ha preceduto il ceco Lucas Bauer ed il canadese di Russia Ivan Babikov (secondo tempo del giorno) con egregio ottavo Giorgio Di Centa. Il sesto tempo di giornata ha consentito al carnico di recuperare 6 posizioni dal 14° posto di partenza, raggiungendo l'obiettivo prefissato alla vigilia. La scarsa collaborazione nel tratto di collegamento di fondovalle l'ha forse privato di un piazzamento ancor più nobile, ma in fondo poco importa: Di Centa esce da questo Tour con una forma già interessante e rivolta ai mondiali di Fiemme, specie in ottica 50km.
Meglio del quarantenne dei Carabinieri hanno fatto ieri Roland Clara e Tommy Moriggl, rispettivamente autori del terzo e del quinto tempo, un segnale importante nella tappa più dura del Tour che da dimensione dell'effettivo stato di forma della truppo allenata da Paolo Riva. A questo punto non resta che rammaricarsi del fatto che i Mondiali di Fiemme, in programma dal 20 febbraio prossimo, saranno sì su una pista impegnativa, ma non quanto il Cermis.
FEMMINILE
Therese Johaug ha provato a far vacillare la sicurezza di Justyna Kowalczyk , ma l'elfo norvegese partiva da troppo lontano per impensierire effettivamente la corazzata polacca. Così dominare per l'ennesima volta le balze del Cermis non è stato sufficiente alla scandinava per impedire a Justyna di confermarsi regina assoluta del Tour de Ski. Quattro edizioni su sette, le ultime quattro, sono diventate proprietà della trentenne di Katowice che ancora una volta ha dimostrato di gradire appieno la formula del giro a tappe, potendo contare su una dirompenza fisica ad oggi pareggiabile solo da Marit Bjorgen, quest'anno assente per problemi di aritmia cardiaca che l'hanno consigliata a rinunciare all'impegnativo e stressante Tour.
Un Tour che dunque continua a negarsi ai norvegesi: in 14 tentativi (tra maschile e femminile), la nazione leader del fondo mondiale non è ancora riuscita a mettere le mani sulla classifica generale. I ripetuti fallimenti di Northug sono l'immagine più evidente di questa stranezza, così come la rapidità dell'esile e graziosa Johaug sono, dall'altra parte, il simbolo dell'adattabilità allo sforzo - unico nel suo genere - di risalire una pista da sci alpino con gli sci stretti.
Teresina ci ha provato, ha rosicchiato alla polacca 40" nel tratto di raccordo e un altro minuto sulle ripide pendenze del Cermis. L'impresa era inumana, lei ha provato a renderla umana e a momenti ci riusciva. Norvegesi ancora piazzate, dunque: Kowalczyk imprendibile e podio completato dalla stessa Johaug e da Kristin Steira , con la finnica Krista Lahteenmaki in quarta piazza.
Anche l'Italia trova di che sorridere su queste pendenze: sorride per il nono tempo assoluto della ventunenne badiota Debora Agreiter (22ima nella generale e migliore delle italiane), ma sorride anche per avere definitivamente trovato una nuova capitana in Virginia De Martin Tropanin . Incurante della propria classifica la bellunese si è incaricata di tirare il gruppo delle azzurre sino ai piedi della salita per consentir loro di risparmiare energie. Il grazie collettivo a fine gara è doveroso, magari Virginia (alla fine comunque 24ima in generale) non avrà le stimmate della campionessa assoluta, ma è sicuramente una ragazza su cui l'azzurro può contare. E considerata la situazione del team di Freddy Stauder, non è affatto poco; aspettiamola al Mondiale, la venticinquenne della Forestale può sorprendere.