Itas, l'allenatore:  «Dobbiamo vincerla»

Stoytchev: «L'importante non è arrivare alle partite decisive. L'importante è vincerle. E' questo che fa la differenza! Io ho sempre pensato così, e penso così a maggior ragione oggi. Il fatto di essere arrivati a questo punto mi fa piacere, ma non mi interessa niente rispetto alla vittoria finale, che è l'unico obiettivo»

di Maurilio Barozzi

stoytchevTRENTO - La bacchetta del gran maestro vibra smuovendo l'aria. Serve una direzione decisa, senza tentennamenti, scricchiolii. E lui, Radostin Stoytchev, con il suo sguardo gelido più Von Karajan che Abbado, traccia la sua linea ai ragazzi dell'Itas alla vigilia della partita più importante dell'anno. Una linea che si riassume in una sola parola, che poi è anche il suo Verbo: vincere. Tutto il resto non conta niente. «L'importante non è arrivare alle partite decisive - afferma tranchant -. L'importante è vincerle. E' questo che fa la differenza! Io ho sempre pensato così, e penso così a maggior ragione oggi. Il fatto di essere arrivati a questo punto mi fa piacere, ma non mi interessa niente rispetto alla vittoria finale, che è l'unico obiettivo».
Davanti, per questa stagione, ha solo una partita, la finalissima di domani contro Piacenza, ore 17 al PalaTrento. Una partita che per lui, per il suo essere, ha un unico esito soddisfacente. E il fatto che Raphael, il palleggiatore, sia seduto sul lettino del fisioterapista a farsi vedere il dito rotto domenica scorsa in uno scontro di gioco con il gigante Simon, non lo scuote nemmeno di un millimetro dal suo obiettivo finale. «A me interessa solo vincere questa partita - ribadisce -. Che giochi Raphael, Sintini o chiunque altro proprio non me ne frega niente: vince la squadra e basta. Chiunque giochi. Io discorsi che chiamano in causa un giocatore piuttosto di un altro non li voglio nemmeno sentire. Noi in testa dobbiamo avere solo una cosa: vincere questa partita. Giocando bene o male questo non importa. Bisogna vincere. Naturalmente all'interno del regolamento, ma solo questo conta».
E così il Von Karajan della pallavolo sprona la sua orchestra. La fa lavorare duramente fino all'ultimo minuto disponibile. Cercando di stimolare proprio la mentalità dei giocatori. «Vediamo di prepararci al meglio per questa partita», racconta. 

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