Su per l'olivaia a quasi 78 anni
Il segreto di Umberto Bontempelli, che nel 2002 si è dovuto ritirare dall'agonismo, a 67 anni, due anni dopo il superamento del limite ufficiale d'età consentito, è la costanza. «Dal 2009 ho percorso quella mulattiera fino a Tenno ben 386 volte - raccolta con un filo di orgoglio - e se ho una bravura non è quella del fiato buono ma la pedalata: spingere senza staccare il piede dal pedale, perchè a tratti, soprattutto a Volta di No, quella salita è davvero dura se non si pedala nel modo giusto»
ARCO - La costanza è il segreto. Umberto Bontempelli, pensionato che il 4 dicembre compie 78 anni e a giorni alterni percorre in mountain bike la tremenda salita che da Varignano sale a Villa del Monte e Calvola, dice che il segreto è la costanza. Non la nutriente colazione prima di partire, con fette biscottate e miele, non le marmellate fatte in casa, non l'hobby dell'orto che contribuisce a non subire il tempo che passa, e neppure l'amore che da 51 anni lo tiene insieme alla moglie Bruna.
Il segreto di Umberto Bontempelli, che nel 2002 si è dovuto ritirare dall'agonismo, a 67 anni, due anni dopo il superamento del limite ufficiale d'età consentito, è la costanza.
«Dal 2009 ho percorso quella mulattiera fino a Tenno ben 386 volte - raccolta con un filo di orgoglio - e se ho una bravura non è quella del fiato buono ma la pedalata: spingere senza staccare il piede dal pedale, perchè a tratti, soprattutto a Volta di No, quella salita è davvero dura se non si pedala nel modo giusto».
Da Varignano, si imbocca la strada sterrata che porta in salita verso Tenno, un tracciato caro agli appassionati della bici senza asfalto. Sul percorso si mettono alla prova anche i bikers del Bike Festival, manifestazione che ha tenuto banco a Riva nei giorni scorsi.
Umberto si è stabilito a Varignano nel 1995, dopo decenni di lavoro in fabbrica a Zurigo. Appena approdato nell'Alto Garda con Bruna e la figlia, abbraccia la passione per la bicicletta, oltre a quelle per l'orto e le bocce. Prima della mountain bike, però, la bici da strada. «Fino a quando feci un brutto incidente nel 2008, contro un'auto: fermo per un anno, e spaventato dall'idea di tornare sulle strade. Ho poi scoperto però che con il rampichino correvo molti meno rischi! E allora, nonostante un pacemaker e le conseguenze del grave infortunio del 2008, eccomi di nuovo a pedalare».
Non sarà certo un pacemaker a sopire l'amore per lo sport e la sfida con se stesso, né l'essersi rotto due volte il braccio, né tantomeno il trauma cranico che lo costrinse a una quiete forzata nel 2008. Bontempelli ha gareggiato fino al 2002 per il team Pederzolli e prende la bici una mattina sì e una no, segnando su un diario ogni uscita e il tempo di percorrenza. «Una cosa sola vorrei - confessa lo scalatore - è trovare un mio coetaneo che possa venire con me, e magari sfidarci a chi fa il tempo migliore... non trovo nessuno!».