«Super» Mario specchio dell'Italia
«Campione indiscusso - scrive Corrado Campestrini - da un lato (e su questo non ci piove). Ragazzo immaturo, sciocco, arrogante e poco intelligente dall'altro (e anche su questo non ci piove). Fin da giovane sotto i riflettori per le sue doti tecniche, fin da subito osannato come un talento puro tanto da vedersi presto affibbiato un appellativo di grandezza eprestigio, preso in prestito dai giochi elettronici: Supermario. Ma Mario, di super, ha davvero poco»
Mi sembra ormai chiaro che nel nostro Paese la parola «etica» si riduca a un semplice guscio vuoto, un generico vocabolo di cinque lettere che trae origine dal greco antico (ethos=carattere, comportamento, costume), il cui significato più profondo viene troppo spesso accantonato nel nome di un qualsiasi interesse ritenuto superiore. In politica questo accantonamento è all'ordine del giorno e ormai non ce ne stupiamo quasi più.
Ma di ciò vi sono altri esempi che forse producono ancora più danni,soprattutto nei confronti dei nostri ragazzi, di quelli a cui ormai ci hanno abituato i nostri governanti. Mi riferisco principalmente ad un calciatore professionista, che di nome fa Mario e di cognome Balotelli. Campione indiscusso da un lato (e su questo non ci piove). Ragazzo immaturo, sciocco, arrogante e poco intelligente dall'altro (e anche su questo non ci piove). Fin da giovane sotto i riflettori per le sue doti tecniche, fin da subito osannato come un talento puro tanto da vedersi presto affibbiato un appellativo di grandezza eprestigio, preso in prestito dai giochi elettronici: Supermario. Ma Mario, di super, ha davvero poco. Super potrebbero eventualmente essere considerati altri calciatori, come Del Piero, Zanetti, Milito, Kakà, gente fantastica in campo e fuori.
Lui no. Non può essere ritenuto Super chi ostenta sempre atteggiamenti indisponenti e menefreghisti, chi crea scompiglio all'interno di uno spogliatoio e non porta rispetto al proprio allenatore, chi grida a un arbitro «ti ammazzo» dopo una sacrosanta espulsione, chi zittisce il pubblico con fare arrogante dopo un rigore segnato, chi passeggia per Scampia assieme a gente poco raccomandabile, chi non prende le dovute distanze da qualsiasi organizzazione criminale, camorra, 'ndrangheta o mafia siciliana che sia. Qualcuno dirà: è solo un ragazzo immaturo, tutti ce l'hanno con lui, lasciatelo in pace . D'accordo sull'immaturo. Ma Mario non potrà mai crescere finché la gente comune e (soprattutto) i giornalisti continueranno a considerarlo Super a prescindere, prestandogli un'esagerata e deleteria attenzione.
Come ha ben detto in questi giorni don Manganiello, prete campano, la mancata presa di posizione di «Balo» contro la camorra può produrre enormi danninei giovani napoletani, purtroppo spesso attratti daifacili guadagni offerti dalla malavita e ancora più influenzabili dagli atteggiamenti dei loro miti calcistici. Balotelli ha fatto capire che non vuole essere considerato un simbolo anti camorra, mandando così un segnale sbagliato ai tanti ragazzi napoletani che vivono quotidianamente ai margini della criminalità. Balotelli non condanna la camorra? E perché mai, allora, dovrebbero farlo gli scugnizzi partenopei? Probabilmente Mario non ci arriva ancora, ma ogni sua frase ed ogni suo atteggiamento hanno un grandissimo peso e vengono recepiti come modelli da imitare.
E allora,se non ci arriva lui, dovrebbe arrivarci qualcun altro. Mi riferisco a Cesare Prandelli, l'allenatore della nazionale italiana, che adesso dovrebbe smetterla di difenderlo e di custodirlo sotto la sua ala protettiva. Ma questo non basta: dal mio punto di vista non dovrebbe nemmeno più convocarlo per le partite dell'Italia, anche a costo di lasciarlo a casa ai prossimi mondiali. Questo sarebbe giusto. Questo sarebbe davvero «etico». Qualcuno potrà osservare che Prandelli un codice etico già lo adotta non convocando in nazionale i giocatori squalificati in campionato durante il periodo di squalifica. Ma questo non è un vero codice etico. Mi sembra piuttosto una sorta di palliativo che non debella il «male» ma lo attenua soltanto e che non va a fondo della questione perché non esclude davvero chi non merita di vestire i colori azzurri. Ne è prova il fatto che Prandelli abbia convocato Mario per le ultime due partite di qualificazione al mondiale, nonostante il «ti ammazzo» gridato all'arbitro, solo perché nel frattempo la squalifica era terminata.
Ma scusate: a parte la suddetta sacrosanta squalifica, un «ti ammazzo» gridato ad un arbitro non è motivo sufficiente per sbarrare a chicchessia le porte della nazionale indipendentemente dalle decisioni del giudice sportivo? O forse il fatto è considerato un po' meno grave dato che è stato commesso da uno che fa la differenza in campo? Ecco allora che anche nello sport, come in politica, questo vocabolo di cinque lettere che origina dal greco antico viene spesso accantonato in nome di un interesse ritenuto superiore. In questo caso l'interesse ritenuto superiore è andare avanti il più possibile ai mondiali dell'anno prossimo.
Sicuramente col calciatore Balotelli abbiamo più possibilità. Magari potremmo anche raggiungere un'altra splendida finale chissà . Ma io credo che lasciandolo fuori si invierebbe a tutti un messaggio estremamente significativo e si raggiungerebbe un risultato più nobile e prestigioso di qualsiasi piazzamento sportivo: la valorizzazionedi quei soli giocatori che si dimostrino uomini veri in campo e fuori e che possano per questo trasmettere ai nostri ragazzi dei corretti modelli etici e comportamentali da seguire e da imitare. L'accantonamento di Balotelli sarebbe un esempio. L'accantonamento dell'etica proprio no.
Corrado Campestrini
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